San Siro alla Vepra e i suoi segreti

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A nord di Milano città, in zona San Siro, a due passi dalla fermata MM Lotto è presente una chiesa antica che ha una storia singolare e dei segreti da celare.

Si tratta di San Siro alla Vepra, situata precisamente in Via Masaccio 20.

È la chiesa da cui prende il nome tutto il quartiere di San Siro, fin dalla sua costruzione quando era solo un borgo rurale, sotto il dominio dei Franchi, fino a dare il nome allo stadio Meazza.

L’intitolazione a San Siro si deve al fatto che Siro, il ragazzo che portò i pani e i pesci, fu il primo vescovo che portò il Vangelo a Milano e anche in altre città limitrofe.

Appena arrivati quello che ci si presenta è un cancello di ferro anonimo, uno come tanti delle abitazioni milanesi.

Ma una volta varcata la soglia, accediamo in un cortile dove è presente la chiesa e annessa un’abitazione, che ha preso il nome di Villa Triste.

Attualmente la chiesa ospita le suore della Casa delle Missionarie dell’Immacolata.

Le prime notizie della chiesa risalgono all’ 885 d.c. ed allora non era presente l’edificio adiacente, molto successivo.

L’attributo “alla Vepra” si deve al fatto che la chiesa sorge su un affluente sotterraneo del fiume Olona, il canale Vepra o anche canale Vetra, corso d’acqua secondario appunto. Di costruzione risalente all’epoca romana per deviare verso la città le acque del maggiore fiume Olona, corre sotterraneo attraverso tutta la città, arrivando fino all’attuale piazza Vetra.

La chiesa, abbastanza piccola, delle dimensioni di una cappella, ha subito varie ricostruzioni e sono presenti al suo interno interessanti affreschi quattrocenteschi.

Durante il ‘400 infatti subì una prima ricostruzione, in cui solo l’abside rimase dell’originaria struttura. È a questo periodo che risalgono gli affreschi, molto probabilmente della scuola degli Zavattari, famiglia di pittori quattrocenteschi, già noti per le rappresentazioni pittoriche della Cappella di Teodolinda nel Duomo di Monza.

Nel corso del 1600 essa venne infatti, di nuovo, parzialmente demolita dai Pecchi, allora proprietari, per costruirvi, addossata, un’abitazione che è decisamente collegata alla chiesa.

Successivamente l’area venne venduta alla famiglia Fossati, da cui prese il nome definitivo di Villa Fossati, che la fece di nuovo restaurare.

Un episodio dei tanti che riguardano questo edificio storico è quello che riguarda i patrioti milanesi che, al tempo dei moti del 1821, vi tennero una riunione per discutere “Il nuovo governo della Lombardia” per liberarla dagli Austriaci, all’epoca dominatori.

Si narra che il conte Federico Confalonieri, marito di Teresa Casati, fu formalmente accusato di aver preso parte a tale riunione e spedito al carcere dello Spielberg insieme a Silvio Pellico, avendo già in precedenza partecipato all’insurrezione che portò anni prima al linciaggio del conte Giuseppe Prina.

Ma San Siro alla Vepra e l’adiacente Villa Fossati sono famose anche per la definizione di Villa Triste.

Durante la seconda guerra mondiale fu infatti abbandonata dai Fossati e l’edificio divenne ben presto la base della Banda Koch, squadra della polizia fascista nota anche come “Reparto speciale di polizia repubblicana”.

Pietro Koch (1918 – 1945), il capo, originario di Roma, era particolarmente noto per la sua efferatezza nel torturare e uccidere i prigionieri politici, nelle prigioni sotterranee della Villa.

Dagli orrori perpetrati in questo luogo, la denominazione di Villa Triste.

Collaboratore delle SS e di Kappler, Koch mise in atto qualsiasi tipo di tortura verso i partigiani, socialisti, comunisti catturati. Inenarrabili sono i racconti dei pochi sopravvissuti.

Per quanto breve fosse il periodo trascorso a Milano da Koch e i suoi accoliti, la sua truce fama si sparse ben presto oltre le mura della Villa, anche tra gli abitanti del quartiere, inducendo perfino l’allora cardinale Schuster a chiedere la cessazioni di tali efferatezze.

In seguito Koch fu catturato, processato e fucilato. I Fossati ripresero possesso della Villa ma non vi tornarono mai più ad abitare. Le celle dei sotterranei vennero smantellate e la struttura donata alle suore che tutt’ora vi risiedono.

 

Eleonora Prina

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