Essere donna in Municipio 2 (previa iscrizione)

Milano

Passato l’8 marzo, una domanda si è fatta strada: cosa fanno i municipi per la donna? Ho deciso quindi di fare un viaggio, Municipio per Municipio, in quella realtà multiforme e complessa che cono i Centri Milano Donna. Sono partito da casa mia, dal Municipio 2. E ho trovato subito un ostacolo. Le pagine dei principali social in lingua italiana (gruppo Meta per capirci), sono fermi alla precedente gestione, quella di Telefono Donna, nel 2023. Dal 2024, con l’arrivo di Donne nel Mondo, non ci sono state più notizie sull’attività. Strano.

Per fortuna il giornale online Noi Zona 2 aveva un articolo della Vicepresidente Curti e dell’Assessore Ronchi che ne parlava. Qui venivano dettagliate una serie di attività. Ne riporto uno stralcio:

Con una nuova delibera abbiamo pensato di trasformare quello spazio non solo in un centro dove fornire assistenza in caso di episodi di violenza, importantissimo anzi irrinunciabile servizio, o come centro di accompagnamento per la stesura di un curriculum o per il sostegno alle donne nella ricerca di un posto di lavoro, ma anche in un luogo che fosse ancora più accogliente per valorizzare i talenti delle donne, condividere momenti di formazione teatrale, lettura o dibattito, per dare loro uno spazio al sicuro dove trovare dal sostegno psicologico ai corsi di lingua italiana per donne con background migratorio. Come è evidente dai dati, un’ importante presenza territoriale è, infatti, quella delle donne di origine straniera che rappresentano una risorsa importantissima.”

Davvero una bella idea! Se non fosse che c’è un piccolo problema. Ci sono alcune generalizzazioni, qualche esagerazione e, in generale, non sembra che nessuna delle due esponenti politiche abbia realmente idea di cosa si faccia in quel CMD. Come non credo ce l’abbia nessuno che non parli egiziano o sia in qualche modo imparentato con la militante del PD che lo gestisce. Ma procediamo per tappe, qui sotto il calendario delle attività del 2024 e del 2025.

Analizziamo i servizi di cui parlano le esponenti del Municipio 2: “fornire assistenza in caso di episodi di violenza, importantissimo anzi irrinunciabile servizio, o come centro di accompagnamento per la stesura di un curriculum o per il sostegno alle donne nella ricerca di un posto di lavoro”.

Vedete nulla di strano? Le vittime di violenza sono sicuramente benvenute. Previo appuntamento telefonico. Magari col permesso scritto del marito. In un anno ne hanno usufruito in 20. Di cui 10 ricorrenti. Se, poi, vi domandate quante donne abbiano, nel corso del 2024, ricevuto supporto per scrivere un Cv la risposta è stratosferica: 8. Il tutto per contributi pari a 15mila euro all’anno. In ogni caso, come riportato, non è tutto qua.

Parliamo, ad esempio, dei corsi di lingua. Sono importanti per l’integrazione, aiutano a rompere l’isolamento. C’è, come avrete notato, un solo problema: l’unica comunità di cui vogliono rompere l’isolamento è quella araba. Una scelta peculiare, se pensiamo che a meno di un chilometro c’è una fortissima comunità filippina. Loro non hanno diritto a un mediatore culturale? Evidentemente no, visto che sia lo scorso anno che quest’anno si parla solo arabo nel CMD del Municipio 2.

Ma soprattutto si parla solo su appuntamento. Questa è una novità di quest’anno. Una novità un po’ strana, se si pensa che nella convenzione si devono garantire 4 ore di apertura al giorno e che molti corsi si sovrappongono. E che i numeri non sono certo oceanici. Prendiamo i lunedì di aiuto all’inserimento lavorativo: se dividiamo le 8 donne aiutate (e che siano 8 lo dicono loro) per le 48 settimane di apertura nel 2024 significa che hanno visto una donna ogni 6 lunedì. Con apertura su appuntamento significa presentarsi una mattina ogni mese e mezzo. Sempre che qualcuno chiami, naturalmente. Certo, ci sono anche i corsi di maglia, o l’aiuto compiti (con una scuola davanti che fa lo stesso servizio, immagino decisamente meglio). Resta l’impressione che, come dire?, che il Centro stia mancando l’obiettivo.

Obiettivo che, ricordiamolo, dovrebbe essere aiutare tutte le donne. Anche quella trascurabile percentuale, è il 74%, di italiane che costituiscono la maggioranza delle vittime di violenza domestica. E che, la butto là, non hanno bisogno di un mediatore linguistico arabo, ma vorrebbero imparare a scrivere un curriculum. O difendersi da un compagno violento. Dettagli, probabilmente. Resta comunque il fortissimo dubbio legato a una attività fortemente sovvenzionata in cui il rendiconto è interamente autodocumentato e che da quest’anno riceve solo su appuntamento. Facendo venire meno pure l’apertura incondizionata prevista.

Resta da capire se il Municipio ne sia a conoscenza e che controlli faccia. A dicembre, infatti, andrà rinnovata la convenzione. E forse qualche domanda sull’efficacia dell’iniziativa andrà posta.

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