“Il sogno”, un progetto di vita da illustrare il modo istrionesco alla platea televisiva: così doveva essere lo show di Benigni durato due ore e mezzo su Rai 1 in Eurovisione. In realtà è apparso una risposta di influenza comunista alle parole della Premier Meloni in aula sul Manifesto Ventotene. “Forse nella mia medietà intellettuale, parlare di un’Europa unita con gli stessi valori, mi ricorda la visione di giustizia e libertà di Giuseppe Mazzini che sottolinea con le intenzioni di democrazia e di popoli uniti”.
Nel sogno di Benigni che cita spesso il Manifesto di Ventotene, quasi fosse il Vangelo, Mazzini non viene citato e scompare la parola democrazia nell’accezione che tutti conosciamo, perché occorre, per i progressisti, insultare la citazione del Premier “Quell’Europa è la vostra, non la mia”
Il Giornale ha intervistato Pierluigi Battista, giornalista, ex vicedirettore del Corriere della Sera, studioso di storia, sicuramente liberale di cui riportiamo le risposte più significative
“ Da sincero liberale e da persona che ha un grande rispetto per Spinelli e Rossi, che stavano a Ventotene al confino e non in vacanza, credo che Giorgia Meloni abbia ragione».
Perché?
«Perché quel manifesto va letto. E se lo leggi ti accorgi che non c’è scritto viva l’Europa. C’è scritto cosa loro volevano che diventasse l’Europa».
Cosa volevano?
«Un superstato che abolisse per decreto gli stati nazionali, diretto da una dittatura rivoluzionaria, c’è scritto proprio così. Cioè da una oligarchia che si autonominava depositaria dei valori da incarnare a prescindere da qualsiasi forma di consultazione popolare».
Escludendo il voto?
«Sì, perché si dice nel manifesto che il popolo è immaturo (testuale) e che la normale metodologia democratica non può funzionare finché il popolo non diventa maturo. Il compito della oligarchia rivoluzionaria è di educare il popolo alla Ragione. È il vecchio mito di Platone, del re filosofo. È la cosa più antidemocratica che esista al mondo».
Il governo dei migliori?
«Sì, l’idea che esista una categoria di ottimati, di filosofi, che sanno qual è il bene del mondo e lo impongono».
Lei dice che questo manifesto non è molto liberale
«L’idea del liberalismo democratico è il pluralismo, il conflitto di opinioni. E questa idea è costituiva dell’Europa. Non Ventotene».
Poi c’è la questione della proprietà privata
«Già. Il manifesto dice: no alla statalizzazione comunista. Però saranno gli ottimati a dire dove deve stare e come debba funzionare la proprietà privata. Saranno gli ottimati a dire ai capitalisti: devi fare così, devi fare così».
Gli autori del manifesto sono antifascisti?
«Sì, ma c’è l’antifascismo liberale e c’è un antifascismo illiberale. Il loro è illiberale. C’è una parte della Resistenza che era convinta che la guerra partigiana avesse due tappe. La prima per liberarsi del fascismo, la seconda per liberarsi del capitalismo. Il comunismo è antifascismo ma non è democratico. Ci sono comunisti ammirevoli che erano contro la dittatura fascista ma non per un modello antagonista a ogni dittatura».
Questo discorso di Giorgia Meloni significa che il governo rompe con l’obbligo dell’europeismo?
«No. Perché nessuno in Europa vuole Ventotene. Merz, che ha appena vinto in Germania, non è un giacobino. I socialisti europei non vogliono Spinelli e Rossi, vogliono solo un’Europa spostata a sinistra. Si
Meloni ha riunificato la sinistra?
«No. I Cinque stelle pensano che… Beh, dai diciamo la verità; i cinque stelle stanno con Putin. E il problema nel Pd resta. Il Pd non ha più una bandiera sua. Cerca di sventolare Ventotene. Però prima di sventolare devi arrotolarla e leggerla la bandiera. Io non credo che Paolo Gentiloni e neanche la vecchia guardia dell’ex Pci voglia la dittatura rivoluzionaria».
E allora perché questa rivolta?
«Ma perché i giovani politici non sanno. Non conoscono la storia, non sanno cosa succedeva nel ’41. Non sanno neppure che nel ’41 l’Urss era ancora alleata di Hitler e l’unico che si opponeva al nazismo era Churchill».

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano