Il Garante del verde non demorde: anche quest’anno si procede con sfalci ridotti

Milano

Il Comune di Milano e la Città Metropolitana, nel loro ennesimo tentativo di presentarsi come paladini dell’ambiente, hanno annunciato una serie di provvedimenti per la “nuova stagione vegetativa” che, a ben guardare, sembrano più una farsa ecologista che una reale strategia per la tutela del verde. Questa infatti, nonostante le belle parole, continua a dimostrarsi inefficace e contraddittoria.

Gli sfalci ridotti

Innanzitutto, il tanto decantato “taglio dell’erba nei parchi e nelle aree pubbliche” viene presentato come un intervento a favore della biodiversità, con la creazione di zone a crescita libera per impollinatori e fauna locale. Ma siamo davvero sicuri che questa sia la strada giusta? Lasciare che l’erba cresca indiscriminatamente in alcune aree,  non rischia di creare un paesaggio urbano disordinato e poco fruibile per i cittadini? E poi, chi garantisce che queste zone a crescita libera, rifugi per parassiti e pericolose anche per i nostri amici pelosi, non si trasformino in aree degradate, abbandonate a se stesse?

Gestione del verde approssimativa

Il Garante parla di “effettivi e reali benefici in termini di aumento di biodiversità”, ma dove sono i dati concreti che dimostrano questi presunti miglioramenti? Queste affermazioni suonano come una scusa per giustificare una gestione del verde sempre più approssimativa. E mentre si discute di biodiversità, nessuno sembra preoccuparsi del fatto che molti alberi in città continuano a essere malati  o mal gestiti, con interventi di potatura spesso drastici e poco rispettosi della salute delle piante o abbattimenti generalizzati che ben poco hanno da spartire con la vantata politica  “green”.

Depavimentazione

Ma un altro punto controverso del provvedimento è senza dubbio la cosiddetta “riduzione del consumo di suolo naturale”, che il Comune promette di perseguire attraverso la revisione del Pgt. Peccato che, nella pratica, questa politica si traduca in una serie di interventi di depavimentazione e rigenerazione urbana che, più che tutelare il suolo, sembrano volerlo sfruttare in modo diverso. La depavimentazione delle superfici impermeabilizzate è certamente un obiettivo lodevole, ma quanti progetti concreti sono stati realizzati finora? E quanti di questi interventi hanno realmente restituito permeabilità al suolo, migliorando la capacità di assorbimento delle acque piovane?

Rigenerazione urbana e aree dismesse

Inoltre, la promozione di interventi di rigenerazione urbana che prevedono la riallocazione delle volumetrie in aree dismesse rischia di diventare un alibi per nuove speculazioni edilizie. Quante volte abbiamo sentito parlare di aree dismesse che, invece di essere restituite alla natura, sono state trasformate in nuovi complessi residenziali o commerciali? E mentre si parla di valorizzare le aree boschive spontanee, chi si preoccupa di proteggere quelle esistenti dalla pressione urbanistica e dall’inquinamento?

Insomma, il provvedimento del Comune di Milano e della Città Metropolitana sembra più una foglia di fico per coprire una gestione del verde pubblico che, nonostante le buone intenzioni, continua a essere inefficace e poco trasparente.

Se davvero si vuole costruire una città più resiliente e sostenibile, servono azioni concrete, monitoraggi seri e un reale coinvolgimento dei cittadini, non solo belle parole e promesse vuote.

 

Anna Ferrari

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