Referendum contro il divieto moto: raggiunto il numero firme!

Milano

Lanciato sabato mattina, in meno di 72 ore, la raccolta firme promossa dai bikers per indire un referendum contro i divieti di circolazione per le moto meno recenti in città ha raggiunto 1200 adesioni raccolte con certificazione Spid o Cie sul portale dedicato del Comune di Milano.

Si tratta di un primo step di firme necessarie stabilite in 1000 e con 200 di ‘riserva’ per eventuali errori. Ora la questione passerà in esame al Comitato dei Garanti del Comune a cui spetta la decisione di far proseguire la raccolta delle rimanenti 14mila firma per indire il referendum.

L’obiettivo della raccolta firme è abolire il divieto di circolazione per le moto Euro O, 1 e 2 dal prossimo autunno e delle moto Euro 3 dal 2028, che in tutto rappresentano, su dati Aci, il 37% delle moto circolanti in città. “Siamo assolutamente soddisfatti e non ci fermeremo. – dichiara Lorenzo Gioacchini, fondatore degli Hells Angels Motocycle Club Milano e tra i leader della protesta contro il blocco delle due ruote – Ora speriamo che il Comitato dei Garanti dichiari ammissibile il nostro referendum e ci consenta di proseguire nel raggiungere tutte le firme richieste.

La raccolta proseguirà online e anche in presenza: l’appuntamento è per il 12 aprile all’Idroscalo con il raduno dei club moto e dove ci saranno anche consiglieri comunali, come Riccardo Truppo e Enrico Marcora, che danno appoggio ‘tecnico’ alle nostre istanze e ci aiuteranno a validare le firme che raccoglieremo. Non sappiamo quando i milanesi potranno andare a votare per i nostri quesiti, probabilmente sarà in occasione di un turno elettorale. Certamente una cosa chiediamo: in attesa di una data del voto sarebbe cosa seria che il sindaco Sala e l’assessore alla Mobilità Censi sospendessero ogni blocco in attesa che i cittadini possano democraticamente esprimersi.

Ogni passo contrario sarà viceversa un boomerang per l’Amministrazione, tuteleremo i motociclisti in ogni sede, anche promuovendo citazioni in opportune sedi di giudizio qualora si interrompesse in maniera autoritaria un percorso di partecipazione”.

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