In risposta a una crescente preoccupazione che tocca da vicino molte famiglie, specialmente quelle residenti in aree più fragili e colpite da episodi di violenza giovanile, la Regione ha approvato martedì 8 aprile una nuova legge che mira a contrastare in modo concreto e strutturato il fenomeno delle cosiddette “baby gang”. Si tratta di gruppi di adolescenti che, spesso per noia, disagio sociale o mancanza di punti di riferimento, finiscono per compiere atti vandalici, piccoli furti o aggressioni, creando un clima di insicurezza diffuso, soprattutto tra gli anziani, che si sentono sempre più vulnerabili.
Il provvedimento, che ha raccolto ampio consenso in Consiglio regionale, punta a rafforzare gli interventi socio-educativi proprio nei territori dove il problema è più sentito. Parliamo di un’iniziativa importante, perché interviene non solo a valle – quando il danno è già stato fatto – ma soprattutto a monte, con l’obiettivo di prevenire la devianza minorile attraverso l’educazione, la cultura e l’integrazione.
La legge prevede uno stanziamento complessivo di 450mila euro, destinati a finanziare progetti che possano offrire ai ragazzi alternative sane e costruttive alla strada. L’obiettivo è creare spazi sicuri e accoglienti in cui i giovani potranno partecipare ad attività sportive, culturali e artistiche: laboratori musicali, corsi di lettura, iniziative per imparare a usare i social network in modo responsabile e consapevole. E’ presente un ampio spazio anche per il sostegno scolastico, con percorsi di accompagnamento allo studio pensati per prevenire l’abbandono scolastico e aiutare i ragazzi a costruirsi un futuro.
Un altro punto centrale della nuova normativa riguarda la giustizia riparativa: i minori che commettono reati saranno coinvolti in percorsi che prevedono il confronto diretto con le conseguenze delle proprie azioni, attraverso attività utili alla comunità e servizi sociali obbligatori. L’idea è quella di responsabilizzarli, far loro comprendere il valore del rispetto per le persone e per il bene comune, senza limitarci a punizioni fini a sé stesse.
“La violenza chiama violenza”, ha sottolineato il capogruppo della Lega Alessandro Corbetta, che ha lanciato un appello a non lasciare spazio a reazioni pericolose e non istituzionali, come quelle rappresentate da gruppi di cittadini che si organizzano in ronde. “Dove non arriva lo Stato – ha aggiunto Corbetta – arrivano le ronde”, facendo riferimento al movimento ‘Articolo 52’, attualmente sotto indagine. L’intento della legge è proprio quello di evitare che la paura degeneri in ulteriori tensioni sociali e che a pagare il prezzo dell’insicurezza siano proprio le fasce più deboli della popolazione, come gli anziani.
Questo intervento normativo vuole essere un primo passo verso un modello di sicurezza partecipata, in cui le istituzioni, le famiglie, le scuole e le associazioni del territorio lavorano insieme per recuperare i giovani a rischio e restituire serenità alle nostre comunità.

Giornalista pubblicista, opera da molti anni nel settore della compliance aziendale, del marketing e della comunicazione.