MilanoPost Maurizio Gabbana

Intervista a Maurizio Gabbana autore di “Pagine Semplici” Editore Puntoacapo

Cultura e spettacolo

Ciao Maurizio, introduzione dell’ opera Pagine semplici…

Pagine semplici sono riflessioni poetiche che faccio, non dico quotidianamente e che ho trascritto nel corso di un anno, rivolgendomi al cielo. All’interno del libro sono presenti fotografie che sono i colori del cielo in diverse stagioni ed in diversi orari.

A chi ti sei ispirato nella stesura dei tuoi versi ? 

Non c’è un’ispirazione particolare. Rifletto molto la mattina, sono solito affidarmi alle preghiere mattutine, lasciarmi penetrare dai silenzi alzando lo sguardo in contemplazione del cielo dell’orizzonte che mi portano a pensare su alcuni aspetti ma non ho un’ispirazione specifica verso qualcuno o qualcosa.

E’ tutto un lavoro fatto dentro di me, introspettivo con lo sguardo verso la quotidianità.

Protagonisti e destinatari di questi versi?

Essendo riflessioni personali, i protagonisti sono tutto ciò che mi arriva, tutte le persone che incontro, tutto ciò che vedo e che mi fa riflettere, non c’è un protagonista specifico, in particolare riguarda soprattutto un pensiero cristiano, tutto ciò che fa parte del cristianesimo con i vari personaggi.

L’uomo in primis come credente, l’uomo che si pone delle domande…chi sono io? Come mi comporto io? Dove sto andando? Che cosa posso fare attraverso queste riflessioni per gli altri?

Essendo un lavoro introspettivo, ovviamente sono il primo ad effettuare un esame su me stesso e poi guardo anche gli altri.

 Quali sono le tematiche dei tuoi versi e dei tuoi testi?

Le tematiche sono tematiche esistenziali, cristiane di come dovrei comportarmi io, di come dovrebbero secondo me, comportarsi gli uomini nei confronti del creato, nei confronti dei propri simili e di tutto ciò che ci circonda. E’ come se fossimo degli ospiti perché abbiamo un giorno in cui nasciamo e sicuramente un giorno in cui moriamo e non ci saremo più. Noi dobbiamo lasciare agli altri un qualcosa che si è  costruito e pensato. L’uomo non può vivere solo per se stesso, sarebbe egoismo puro, l’uomo deve essere generoso, esistono tante formule per essere generosi, lo si può essere essendo caritatevoli dal punto di vista economico ed esistono maniere di generosità che riguardano il tempo che uno dedica ad altre persone, oppure attraverso la scrittura o l’espressione artistica di ciascuno di noi e  secondo le proprie capacità, doti  che non possono morire con noi.

In questo libro ho inserito riflessioni scritte a mano, riflessioni scritte a macchina che risalgono agli anni ’80, composte  la sera oppure durante la pausa pranzo. Sono considerazioni  che partono da lontano e che possiedono una loro poetica.

 Tra tutti i tuoi testi è presente una poesia dedicata a Milano. Cosa ne pensi di questa città ammirata da tutto il mondo?

Milano era Milano, adesso si è trasformata, non è che si stava meglio prima ma si poteva stare meglio prima, anche se c’era lo smog che era molto più evidente. Quando ero ragazzino io c’erano i balconi neri, a causa del  pulviscolo dei vari riscaldamenti che andavano a carbone. C’era molto più inquinamento a causa delle polveri più sottili, l’inquinamento è sempre stato forte  se pensiamo che a Milano esistevano le acciaierie ed  una serie di aziende inquinanti, non più presenti.

Basandomi sulla postfazione scritta da Marco Beck, si ha un richiamo alla poetica oraziana attraverso la citazione ut pictura poesis. Cosa rappresentano per te la poesia e  la pittura? Esiste un legame tra entrambe?

 L’espressione artistica in generale ha dentro una poetica se non è prettamente commerciale. In ogni espressione artistica c’è sempre un messaggio che proviene dall’io dell’artista, che sia un pittore, uno scrittore, uno scultore o un fotografo…c’è sempre un qualcosa che proviene da sé ed è quindi poesia; dall’altra parte, ci può essere quell’artista a cui non interessa trasmettere un messaggio ma vuole solo creare un lavoro commerciale, che lo faccia diventare ricco.

Esiste certamente  una relazione quindi tra pittura e poesia. Ttra tutte le espressioni artistiche c’è connessione non solo sulla pittura e sulla poesia, poi ce lo insegnano anche gli antichi attraverso i loro quadri e le loro opere. Guardando un quadro antico emana un’emozione e quindi già il fatto che ci sia emozione, c’è un’espressione poetica.

Tra le tante poesie e tematiche affrontate, si parla della vita con annessi i vari colori? Cosa rappresentano i colori?

 Metaforicamente parlando i colori della vita sono gli umori, le emozioni positive o negative che ognuno può avere dentro di sé ma diventano anche errori. La vita porta anche a sbagliare ma sono errori che se posizionati  in un certo ordine con il vissuto e con l’esperienza vengono rimessi in gioco e riutilizzati in senso positivo, attraverso il discernimento. Se questi errori, se questi sbagli li cancello, non li utilizzo più e non li discerno, creo una situazione di nero che porta al nulla, perché questi sbagli li ricommetterò. Sbagliare serve a riflettere, a migliorare, a trovare la direzione giusta, quella migliore per se stessi ovviamente  non ricommettendo l’ errore. Devo riflettere sull’errore non posso solo cancellarlo, perché se lo cancello, lo rifaccio!

La vita è fatta di colori e tra questi colori ci sono anche gli errori, l’errore ha un suo colore, se li mescolo tutti faccio un lavoro chimico che diventa un nero!

Protagonista de tuoi versi è l’uomo. Chi è l’uomo nelle tue poesie?

L’uomo spesso si veste di arroganza perché non ammette di aver sbagliato, l’uomo è al centro della natura, ha violentato la natura e di conseguenza ha violentato anche se stesso. L’uomo è al centro della natura e lo deve essere in modo responsabile. E’ un pensiero che deve stimolare a cambiare atteggiamento nei confronti delle persone e di tutto il creato che lo circonda. Sono al centro della natura ma non devo essere una persona arrogante ed egoista.

 Non c’è niente di male ammettere un errore, è da persone intelligenti ammettere un errore. Al contrario viene fuori l’arroganza e l’orgoglio del dire :“No, io non sbaglio mai! E’ stato lui, non sono responsabile”.

Non ammettendo l’errore ci si nasconde dietro al nero! Bisogna riflettere, porsi delle domande : dove ho sbagliato? Posso rimediare? Chiedo scusa e rimedio!

 L’uomo, in generale, spesso non fa ciò e frequente funge  da esempio ma da esempio negativo nei confronti degli altri.

 Chi non sbaglia non prova a creare ed a condividere!

L’uomo deve riflettere per cambiare atteggiamento, in giro c’è molta gente sospettosa, gelosa che vuole tutto per sé, perché ha paura che qualcuno glielo porti via.

Parlando sempre dell’uomo, come definiresti l il suo atteggiamento  davanti al proprio vivere, dinanzi al cambiamento e dinanzi alla curiosità?

Il tema della curiosità  è affrontato e spesso i cinque sensi non bastano, mi rifaccio ad un piccolo pezzettino della Bibbia che si chiama Qohelet, scritto migliaia di anni fa e che cita “tutti i fiumi vanno al mare, ma il mare non è mai pieno!”

 Parlando sempre dell’uomo affronti la tematica dell’uomo nel deserto, un contesto difficile e di estrema sopravvivenza. Perchè?

 Si parla di un deserto della prosperità. Quando non ti manca niente è molto facile cadere nell’egocentrismo, si entra in un vicolo in cui si sostiene di essere  sufficienti a se  stessi e quindi si diventa un deserto, non si ha più bisogno degli altri. In realtà si è soli e si perisce, perchè la solitudine se non è costruttiva ma distruttiva come in questo caso, porta alla morte, cerebralmente si muore. Con chi parli delle tue esperienze? A chi chiedi aiuto?

Spesso nella prosperità si crea un deserto, senza gli altri.

Tra le tante tematiche si evince anche il tema della morte. Parliamone.

I morti nell’aldilà “urlano” perché loro stanno vivendo una nuova vita, urlano e noi non li sentiamo però urlano una nuova vita. Urlano perché ci invitano al cambiamento. Un artista cambia ma tutte le persone quando maturano cambiano. Non si parla solo di una morte fisica ma di una morte intesa come cambiamento. Quando una persona cambia, una parte muore e si rinnova!

Ad esempio l’aragosta ha un guscio, il carapace, che non cresce con lei. Ad un certo punto il carapace diventa stretto, l’aragosta  si mette in silenzio, tranquilla, come se si ritirasse e questo guscio si stacca e se ne forma un altro, cambia il vestito e questo succede per tutto il percorso della sua vita. Anche noi attraverso la maturazione, attraverso le esperienze abbiamo bisogno di cambiamenti, quindi una parte di noi muore, si rinnova e  si urla un rinnovamento.

 Non si può rimanere sempre con il vecchio vestito,  altrimenti il vecchio vestito si rovina, si rompe e quando si rovina e si rompe bisogna cambiarlo!

Caratteristica che colpisce di quest’opera è l’impostazione intesa come  struttura : scrittura poesie- immagini- scrittura poesie…

Dal punto di vista tecnico il progetto a livello grafico l’ho fatto io (titolo, copertina  e fotografia sono mie, il tipo di carta l’ho scelto io con l’editore, la battitura delle poesie è stata suggerita dal mio editore).

La poesia con un set di immagini fa parte del mio modus, la copertina è una  mia fotografia; il giallo rappresentava il cielo notturno ed i puntini neri presenti sulla copertina erano delle stelle,  ma poi ho invertito i colori.

I caratteri sono stati scelti dalla casa editrice.

Osservando le diverse immagini è presente il tramonto ed altri elementi naturalistici. Un aggettivo per descrivere il tramonto, un aggettivo per descrivere il mare ed un aggettivo per descrivere la luna.

Mare immensità terrena.

Il tramonto in sé, immensità divina, un tramonto che non è la fine ma è la fine di un inizio. Il tramonto noi lo viviamo come fine ma dall’altra parte del mondo lo vivono come inizio, è la fine per un inizio.

La luna un riflettore come vorrei esserlo anche io.

Leggendo i versi relativi al testo Dialogo emerge una riflessione psicopedagogica di se stessi, in se stessi. I versi terminano con una domanda, immedesimandosi nell’altro.

Considerando il titolo mi vengono in mente i fatti di cronaca accaduti negli ultimi giorni. Secondo te quanto importante è il dialogo e che valore ha in tutti i contesti? L’ultima generazione non credi che dialoghi sempre meno e in famiglia e tra i coetanei?

Il dialogo è uno dei fondamenti, senza il dialogo si dà tutto per scontato ma non c’è nulla di scontato e non c’è nulla di automatico. Per utilizzare la terminologia di oggi è tutto basato sull’automatismo e sul “subito pronto”.

 Il dialogo è ringraziare, accorgersi anche dei piccoli gesti, delle azioni più comuni e banali che spesso si danno per scontato. Il dialogo serve per rincuorare, rassicurare, ti dà un valore, ti dà una considerazione  che non sono elementi automatici.

Se c’è silenzio, se tutto avviene nell’automatismo, non si offre importanza a niente.

Se non c’è dialogo non ci sono rapporti tra gli uomini . L’uomo ha il dono della parola.

Nell’ultima generazione il dialogo avviene sempre meno, è un silenzio negativo che porta alla solitudine negativa, ad un deserto dell’anima; certo che c’è molto silenzio e questo deriva soprattutto dalla famiglia, se una volta si chiacchierava oggi non è facile. Se io guardo i miei nonni che non avevano la televisione chiacchieravano, si raccontavano qualche storiella anche banale, c’era dialogo. Oggi è più difficile con questa tecnologia, perché siamo stimolati ed incuriositi ad andare a vedere un film, una trasmissione o si sta sul cellulare per consultare i vari social.

Mancanza di dialogo che porta a conseguenze negative, come questi brutti fatti che accadono all’interno dei vari nuclei familiari per una mancanza di condivisione della propria vita, il silenzio diventa un deserto all’interno di un abitato. Si sta a casa e non si parla mai, ciò è sbagliato, si deve dare importanza ed apprezzare, si devono fare accorgimenti anche alle azioni ritenute più banali. Sembrano apparentemente banali ma non sono banali! Un apprezzamento, oppure il fatto che qualcuno si accorga che è stato  compiuto un fatto bello per tutti  sono importanti perchè si valorizza il gesto e la persona e poiché ci si  sente considerati!

La sartina chi è in realtà?

 La sartina è una ragazza che abita di fronte casa mia e tutte le sere cuce, veste un manichino che in realtà sarà un uomo, quindi un corpo da riempire ma non solo di vestito, per cui in quel vestito che lei sta realizzando sta coprendo un manichino della sua passione, del suo amore per questa cosa. E’ come se il manichino prendesse vita, forma e diventasse  metaforicamente un essere vivente.

Nei tuoi versi parli molto dei paesaggi russi?

 No, in realtà dove sono, dove mi trovo scrivo. Ci sono dei pezzi scritti in quella parte di terra, ma ci sono versi scritti dal mio balcone di Milano! Da un estremo all’altro!

Cosa rappresenta per te la fine?

La fine, una rottura, una frattura tra due persone è una spaccatura temporale ma che può essere l’inizio, un altro periodo ancora più coraggioso!

 Sono presenti scritti a mano, di tuo pugno. Perchè hai deciso non batterli a macchina oppure al pc?

Per dare ed offrire un’ubicazione temporale!

 

     Linda Tarantino

 

TESTO PAGINE SEMPLICI

EDITORE: PUNTOACAPO

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