Stranezza vuole che le parole del sindaco Sala, dopo la Messa di suffragio per Papa Francesco in Duomo, abbiano un auspicio condivisibile per la città e considerazioni convincenti. Ma c’è un però che riguarda la sensibilità e l’approccio umano di un leader preposto a governare una comunità che dovrebbe essere comune a chi ama la comunità in cui vive, ma pare che l’insegnamento della partecipazione attiva al quotidiano della gente e l’attenzione per i più sfortunati, sentita vocazione del Pontefice, non abbia fatto breccia nel cuore di Sala
Ha detto “Ho avuto l’occasione di incontrarlo due volte, una volta all’epoca di Expo e l’altra quando è venuto a Milano. E gli dobbiamo riconoscenza perché è stato un momento anche di gioia collettiva. E credo che anche lui con la sua parola abbia riconosciuto l’affetto di questa città. Il Papa “è sempre stato una guida: come ha detto Delpini, poi si sprecheranno parole e opinioni. A mio modesto pensiero, credo che abbia interpretato un po’ il momento storico”. “Oggi – ha continuato – un Papa non può fermare una guerra, probabilmente fa fatica anche a farsi ascoltare dai potenti. Cosa deve fare? Quello che ha fatto Francesco: parlare alla gente. Quindi da una leadership politica, passare a una leadership morale. È esattamente quello che ha fatto”. E ha concluso: “A mio giudizio, è stato bravissimo nel comprendere i tempi e nel comportarsi di conseguenza. Spero che questo sia un insegnamento che rimanga, dobbiamo fare tutto il possibile perché rimanga in questa città”.
L’insegnamento per il sindaco potrebbe smuovere le sue ideologie, spingerlo a guardare le fasce bisognose, ascoltare i cittadini, amare questa città in ogni angolo, anche nelle periferie e interpretare il vero volto che non conosce della città.

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano