Milano 13 Settembre – E’ difficile cercare di superare una crisi come quella che stiamo vivendo senza affrontare il problema energetico. L’energia, infatti, è il fulcro della vita economica e sociale: di conseguenza il grado di civiltà e di ricchezza di ogni epoca o popolazione viene misurato a seconda della capacità di ciascun Paese di produrla a bassi costi e di utilizzarla al meglio. Ormai le fonti non rinnovabili, ovvero il petrolio, il gas naturale ed il carbone, stanno arrecando nella composizione dell’aria, uno squilibrio ed un inquinamento tale, da creare, sempre di più, problemi all’ecosistema.
Molti governi stanno incoraggiando l’uso dei biocarburanti, politiche queste, prive di basi economiche solide: i biocarburanti oltre ad essere molto costosi da produrre, hanno una bassa percentuale di potenza energetica, ovvero il 7%. Percentuale che, per essere raggiunta, avrebbe bisogno di un’area agricola equivalente a tutta l’Australia, la Corea, il Giappone e la Nuova Zelanda messe insieme. Si spera davvero che tutti i consumatori di energia comprendano la gravità della crisi attuale, dovuta, sia per i costi troppo elevati dei fossili, che per la produzione di energia derivata dagli stessi, ragione per la quale si auspica, pongano in essere politiche radicali e drastiche per ridurre il consumo del petrolio.
Parlando del nostro Paese, va sottolineato che, l’Italia, nel quadro europeo si presenta come un caso particolare, non tanto per l’assenza di centrali nucleari, quanto per il fatto che importa circa l’ 84% delle fonti energetiche, dal petrolio, al gas, al carbone. Questa situazione di dipendenza da altri paesi, risulta essere un prezzo troppo alto da pagare, sia in termini economici che politici, mettendoci così, in balia degli eventi. Anche in Italia, per superare la crisi in atto si dovrebbe ritornare all’atomo. Il vantaggio dell’energia atomica sulle fonti fossili è che il nucleare, da una parte non genera il CO2, mentre dall’altra, frena il prezzo dell’elettricità, poiché il valore del combustibile incide in maniera marginale.
Il nucleare fornisce un contributo importante alla domanda elettrica complessiva, ed ha dimostrato fino ad oggi, di essere una tecnologia sicura ed affidabile. A livello mondiale l’elettricità prodotta con fonti fossili è del 70% e questo comporta due problemi: 1) l’emissione di gas effetto serra, con le evidenti conseguenze relative al cambiamento climatico 2) la vulnerabilità che crea forti oscillazioni del prezzo delle materie prime fossili.
In questo senso il nucleare garantisce prezzi dell’elettricità più stabili in quanto il valore del combustibile incide tra il 5 -10% sul prezzo dell’elettricità generata ed in secondo luogo non produce emissioni climalteranti. Inoltre le abbondanti risorse di uranio tuttora disponibili sono geograficamente meno concentrate rispetto al petrolio e al gas naturale e si trovano in paesi quali Canada, Australia, Kazakhstan ecc. nazioni che forniscono maggiori certezze in merito all’affidabilità delle forniture. Ma successivamente all’incidente verificatosi alla centrale nucleare di Fukushima, il vero pericolo delle radiazioni è proprio la cattiva informazione: dopo 11 marzo 2011 qualsiasi ipotesi di apertura al nucleare è stata spenta.
Silvana Segalla
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