Milano 23 Settembre – La depressione è una condizione psichiatrica di disturbo dell’umore, che comporta nelle persone che ne soffrono bassa autostima, emarginazione, perdita di qualsiasi interesse verso ogni ambito della vita e incapacità di provare piacere: la principale conseguenza di questa patologia è un sostanziale cambiamento delle proprie abitudini, siano esse lavorative, alimentari, riguardanti la sfera del sonno o degli affetti.
Sebbene non sia semplice ammettere di soffrirne, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sarebbero ben 350 milioni le persone nel mondo colpite da questo male oscuro: una vera e propria epidemia che non risparmia nessuno, nemmeno le persone di maggior successo, come tristemente confermato dalla scioccante, recente notizia del suicidio di Robin Williams, protagonista positivo e spesso scanzonato del grande mondo di Hollywood che per lunghi anni ha dovuto combattere, purtroppo perdendo, una personale battaglia contro la depressione.
Essendo considerata una patologia di natura psichiatrica fino ad oggi la convinzione generale era che, per fornire una diagnosi corretta di un tale disturbo dell’umore, occorresse una valutazione clinica della stessa natura: ciò nonostante, tale metodo risulta naturalmente limitato dalla vaghezza dei sintomi solitamente presi in considerazione e dalla discrezionalità, dovuta alle diverse concezioni dei medici, e dunque ovviamente passibile di errore. Proprio per evitare una tale arbitrarietà, i ricercatori della North Western University Feinberg School of Medicine hanno concepito un nuovo test, basato su di un semplice esame del sangue.
I risultati di questa sperimentazione sono stati pubblicati recentemente sulla rivista specializzata Translational Psychiatry, e si basano su di uno studio che ha coinvolto 32 individui che soffrivano di depressione e 32 volontari sani. Dal confronto dei valori dei test, i ricercatori americani hanno rilevato la presenza, a livello ematico, di una concentrazione particolare di un gruppo di nove molecole di Rna comune a tutti i soggetti che presentavano questo disturbo dell’umore.
Tale scoperta risulta particolarmente importante, in quanto non solo fornisce un metodo sicuro per diagnosticare la depressione, ma permette di monitorare costantemente l’efficacia della cura. I ricercatori americani, infatti, hanno notato che i livelli di queste nove molecole variano nel momento in cui il paziente si sottopone a sedute di psicoterapia ed entra in una fase di remissione. Non solo: tre di queste nove molecole di Rna sono risultate alterate nel caso in cui un soggetto sano avesse sofferto di episodi depressivi in passato, caratteristica che renderà maggiormente semplice identificare gli individui che effettivamente risultano maggiormente a rischio, e comprendere eventuali fenomeni di recidività. Ovviamente la comunità scientifica ha espresso notevole interesse verso tale scoperta, auspicando ulteriori ricerche e verifiche da effettuarsi su di un campione maggiormente vasto. (Il Giornale.it)
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