Milano 9 Ottobre – Ospitiamo una voce critica sulla politica attuale perché sia fonte di riflessione e di dibattito.
“Ciò che è emerso in questi anni è un generale decadimento etico, un deperimento del senso civico, il tramonto di una politica con la P maiuscola. Solo qualche decennio fa buona parte del panorama politico attuale non sarebbe nemmeno comparso all’orizzonte. Gli esponenti di vertice dei partiti, dal primo gennaio 1948 sino agli anni ‘70, erano giganti al confronto dei “palafrenieri, nani e ballerine”, che negli ultimi decenni, si sono visti in azione sotto varie sigle e liste civiche. Allora non si trattava solo di onestà intellettuale, ma di un modo di interpretare il verbo “governare” completamente diverso da quello attuale. Oggi la politica viene utilizzata come un mezzo per accedere alle risorse pubbliche famelico e privilegiato, come potere di redistribuzione del reddito attraverso “creative” forme clientelari. E’ risaputo che i partiti da sempre, sono stati veicoli di mobilità sociale, ma un conto è promuovere un operaio al rango di dirigente in ragione della propria rappresentatività nel suo ambiente lavorativo, altro invece, è affidare prestigiosi incarichi, in base alla conoscenza diretta di chi detiene il potere in quel momento e che decide le nomine o in funzione all’aspetto estetico o al grado di parentela.
L’introduzione del bipolarismo ha decretato la fine dei grandi partiti di massa e dei piccoli partiti d’elite, ma nel contempo anche la fine di una severa forma di selezione della classe dirigente. Nel passato, per i militanti, la gavetta funzionava anche come strumento di controllo politico e sociale qualora il candidato non fosse stato all’altezza dell’incarico, era fuori. Oggi il requisito essenziale è il “non essere……”! Certo, vi erano eccezioni ma, appunto, rimanevano tali. Difficilmente si veniva proiettati da un gabinetto di igiene dentale o dall’organizzazione di feste in discoteca in un consiglio regionale o in Parlamento. E’ ovvio che quel passato, che esprimeva un consistente numero di sapienti, competenti e saggi, oggi non si può più riproporre, ma almeno la memoria di quell’esperienza dovrebbe essere salvaguardata. Per anni abbiamo visto in Parlamento o nelle assemblee degli enti locali, personaggi che in altri tempi non sarebbero entrati nella più piccola circoscrizione, nemmeno dalla porta di servizio, ma che invece oggi distribuiscono denaro a gogò per usi privati. Il degrado morale è un problema degli italiani, non solo della politica. Nella seconda Repubblica, i partiti hanno rinunciato ad essere strumento di selezione della classe dirigente. Abbiamo sentito dire da donne” dalle dubbie capacità artistiche ma dagli inequivocabili requisiti estetici, che avrebbero voluto fare politica. Non tanto in nome di un programma o dell’appartenenza a una cultura politica di lunga o nuova tradizione, ma di un “silenzio assenso” rivolto a chi detiene il potere in quel momento, in prospettiva di un posto lautamente retribuito, ma soprattutto, spudoratamente a carico dell’erario.
Nonostante tutto, pochi hanno reagito a tale degrado. Nel periodo di transizione tra la prima e la seconda Repubblica, è stata accettata la volgarizzazione della politica, perché consentiva anche all’uomo qualunque, di poter accedere a tutte quelle cariche pubbliche, che un tempo gli sarebbero state precluse o per inadeguatezza politica o culturale.
Grazie ai rottamatori, ovvero coloro che hanno superato brillantemente i tabù dettati dalla Sacra Inquisizione, è emersa un classe politica che si è sentita impunita in quanto esentata ad ogni richiamo etico e morale, legittimata al saccheggio privato di risorse pubbliche, per nulla preoccupata delle sorti delle casse dello Stato. Un degrado ed una metamorfosi, venuti da lontano, perché questi politici “Last Minute” hanno stravolto completamente le finalità partitiche, per focalizzarsi soltanto sull’appropriazione indebita del denaro pubblico. E’ stata adottata una forma di governo che rappresenta il culmine della corruzione politica, l’aspetto più estremo dell’uso del potere per la ricerca della rendita personale, ma nonostante tutto questo “schifo”, c’è una gran parte degli italiani che considera la seconda repubblica, meno condannabile della prima. La valorizzazione delle competenze, non dovrà essere ignorata, qualunque sia la legge elettorale, che riuscirà a licenziare questo Governo. Competenze e rappresentatività, oltre che capacità politica, devono tornare a essere requisiti chiave per accedere a qualsiasi carica pubblica e solo allora si potrà individuare, chi sarà in grado di suonare l’ultima campana.”
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Silvana Segalla
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