Milano 4 Agosto – L’opera della coppia D’Anolfi-Parenti sarà presentata giovedì 6 agosto in anteprima al 68° Festival. «La cattedrale è il simbolo della grandiosità dell’agire umano»
«L’infinita fabbrica del Duomo», il nuovo film documentario del duo artistico D’Anolfi-Parenti, sarà presentato in anteprima al 68° Festival del Film di Locarno. Giovedì 6 agosto aprirà «“Signs of Life», sezione che si propone d’indagare i territori di frontiera del cinema, tra nuove forme narrative e innovazione del linguaggio. Il film racconta la storia della nascita e del continuo mantenimento del Duomo di Milano attraverso i secoli. Primo atto della quadrilogia «Spira Mirabilis» che affronta il concetto di immortalità attraverso gli elementi della natura, «L’infinita Fabbrica del Duomo» rappresenta l’elemento della terra. Attraverso una prospettiva poetica e dal forte impatto visivo, il film segue le fasi e i lavori che la conservazione del Duomo richiede: dall’estrazione del marmo, al cantiere marmisti, all’Archivio storico, alla Cattedrale stessa. Marmisti, muratori, carpentieri, fabbri, restauratori, orafi: questa straordinaria, ma costante concentrazione di attività è filmata alla luce della sacralità di un monumento che vive di tempi, ritmi, calendari, aspirazioni che si fondono e trascendono il lavoro umano e assume così un nuovo valore simbolico.
La cura quotidiana
«L’anonima, umile, operosa e quotidiana cura che una struttura come il Duomo ha richiesto e ancora richiede, rivela quella grandiosità dell’agire umano in grado di travalicare il tempo e le generazioni e di racchiudere in se stessa un grande sentimento umanista», si legge nelle note di regia, firmata da Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, che in coppia hanno firmato anche «I promessi sposi» (2007), «Grandi speranze» (2009), «Il castello» (2011) e «Materia oscura» (2013). Oggi, «L’infinita fabbrica del Duomo» è un poema visivo, «un’epopea degli umili che prova a restituire un disegno talmente vario e complesso, un disegno i cui passaggi segreti non possono essere forzati o aperti dalla semplice volontà e che una mente sola non può afferrare, ma che può essere suggerito grazie alla potenza del racconto per immagini. Provare a filmare e restituire la cura, la laboriosità e la bellezza del tempo e delle storie umane è la sfida del nostro film». (Corriere)
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