Pianeta Tribunale di Milano

Milano

Milano 7 Agosto – “Dal prossimo primo settembre, le spese necessarie per il funzionamento degli uffici giudiziari, attualmente in carico ai comuni, saranno trasferite al Ministero della Giustizia”. Così, il 16 aprile scorso, il ministro della Giustizia Andrea Orlando dichiarò solennemente nel corso di un’informativa al Senato, all’indomani della strage avvenuta all’interno del Tribunale di Milano.

Ricordando che tale misura era contenuta nella legge di stabilità approvata il 23 dicembre 2014, Orlando si spinse anche oltre: “La prospettiva dell’attribuzione al Ministero della Giustizia della competenza diretta sulle spese di funzionamento di tutti gli uffici giudiziari costituisce una sfida di eccezionale difficoltà, ma che può consentire, se vinta, di orientare il modello di sicurezza del futuro secondo canoni di trasparenza, efficienza, partecipazione, condivisione, uniformità, ragionevolezza”.

Bene, oggi possiamo dire che la sfida non è stata vinta perché il governo, a parte le frasi di circostanza, ha deciso di non scendere nemmeno in campo per giocare la partita.

La Camera, l’altro giorno, ha approvato all’interno del DDL  “Conversione in legge del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, recante misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell’amministrazione giudiziaria” l’articolo 21-quinquies che sconfessa il povero il ministro Orlando e risolve “all’italiana” il problema.

Cosa dice l’articolo in questione? Essenzialmente che in relazione al previsto passaggio dai comuni allo Stato delle attività di manutenzione degli uffici giudiziari, gli uffici giudiziari, fino alla fine di quest’anno, possono continuare ad avvalersi del personale comunale, sulla base di specifici accordi da concludere con le amministrazioni locali, per le attività di custodia, telefonia, riparazione e manutenzione ordinaria. Sarà una convenzione quadro previamente stipulata tra il Ministero e l’ANCI a delineare i contorni della collaborazione. Poi, con il 2016, si vedrà.

Della serie, abbiamo scherzato.

Che nessuno avesse fiducia nel fatto che il Ministero della Giustizia potesse farsi carico della gestione e della manutenzione degli uffici giudiziari lo si era capito fin da subito. I dirigenti degli uffici giudiziari d’Italia erano terrorizzati davanti ad una simile prospettiva. La burocrazia romana terrorizza anche i più scaltri e smaliziati procuratori. E’ più facile gestire processi di mafia con centinaia di imputati che avere a che fare con i burocrati di via Arenula per cambiare una lampadina bruciata.

A Milano, addirittura, i vertici della locale sezione della Anm si erano apertamente esposti per difendere lo status quo: “La perdita della struttura del comune – scriveva in un comunicato l’Anm milanese – comporterebbe, almeno nell’immediato, conseguenze imprevedibili, risultando impossibile creare ex novo una analoga struttura all’interno degli uffici giudiziari, composta di personale idoneo ad assolvere tali compiti (sicuramente estranei alla normale attività del personale giudiziario), con uno sforzo peraltro di selezione e contrattazione che, nell’attuale situazione di gravissima scopertura del personale, verrebbe a sottrarre altre risorse a quelle, già critiche, della giustizia milanese”.

L’Anm forniva anche la soluzione: “Realizzare una convenzione con il Comune di Milano, il quale continuerebbe a tenere a disposizione la struttura tecnica, consentendo agli uffici giudiziari di continuare a fruire di professionalità imprescindibili per la salvaguardia della sede giudiziaria milanese”.

E così è stato. Per tutta Italia.

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