Milano 13 Agosto – La settimana scorsa, Putin ha ordinato la distruzione di oltre 350 tonnellate di frutta e verdura, di latte e formaggi. Ma anche di carne di manzo, carne suina e avicola. Sono tutti prodotti alimentari europei o americani finiti sotto embargo dal 6 agosto 2014 su decisione del governo russo, dopo le sanzioni imposte a Mosca dall’Unione Europea per il conflitto in Ucraina. Dall’embargo russo, secondo Coldiretti, si calcolano danni all’Italia per 240 milioni di euro. Tuttavia, un prodotto italiano è stato risparmiato dalla «lista nera» del Cremlino; gli è stato concesso uno status speciale. Non è l’aceto balsamico e nemmeno il Grana Padano. Di cosa si tratta? Del cibo degli zar, il caviale. Nello specifico: caviale italiano. Con buona pace dei super ricchi, degli esibizionisti, degli oligarchi e del leader russo. Ma c’è un trucco: sulle confezioni del cibo degli zar non viene specificata la provenienza italiana.
Boom dell’export (in Russia)
È un momento felice per l’azienda di Calvisano, la Agroittica Lombarda Spa, il più grande produttore europeo di caviale e secondo produttore al mondo: la Russia, ad oggi, è la destinazione più importante per il suo prodotto alimentare di lusso. L’azienda della Pianura Bresciana, a 130 km da Milano, produce circa 25 tonnellate di caviale all’anno. Il suo prodotto top: una scatoletta da 1,8 kg di caviale Beluga che viene venduta per 14.000 euro col marchio Calvisano nella maggior parte del mondo. Ma non in Russia. Putin, infatti, è un nazionalista. E certamente non vuol far sapere ai propri cittadini che i pesci russi non sono in grado di produrre caviale a sufficienza per soddisfare le esigenze della madrepatria. «Dunque – ha spiegato a Bloomberg Lelio Mondella, amministratore delegato della società – abbiamo dovuto mettere un marchio russo sulla confezione, evitando il “made in Italy”. Mondella sottolinea: «I russi vogliono mangiare caviale russo. È comprensibile. Chi comprerebbe d’altronde un mozzarella made in Russia?».
L’oro nero di Calvisano
Le origini di Agroittica Lombarda sono curiose: l’azienda nasce alla fine degli anni settanta, ma si impone sul mercato negli anni novanta quando Gino Ravagnan, socio storico e oggi presidente onorario di Agroittica Lombarda, incontra il professor Serge Doroshov, biologo marino; insieme decidono di allevare lo storione Bianco del Pacifico, dal quale estraggono una pregiata qualità di caviale ribattezzato «Oro nero di Calvisano». Oggi l’azienda vanta due linee di produzione, Calvisius e Ars Italica Calvisius, ed è l’unica al mondo a produrre cinque tipi di caviale ottenuti da altrettante specie di storione. (Corriere)
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