Si avvicina il voto e le periferie tornano di moda

Attualità Milano

Milano 20 Agosto – Purtroppo funziona così e, ogni volta che ci si avvicina al voto per Palazzo Marino, tornano di moda le periferie. Gira tutto intorno alle periferie, soprattutto le campagne elettorali. Sopralluoghi, comizi, promesse. L’indignazione per il disagio, per la sicurezza, per un aumento delle tariffe del car sharing. Poi resta tutto più o meno com’era, come è sempre stato e cioè una città che deve fare i conti con un’integrazione sempre più complicata, con case popolari che vanno a pezzi e con la sensazione netta che ci sia una Milano di seriea A e un’altra neppure di serie B.

E così è andata anche in questo giro, con la rivoluzione arancione che sarebbe dovuta partire proprio dai quartieri più dimenticati e invece si è fermata nella cerchia (e nei salotti) dei Navigli. L’aveva promesso il sindaco Giuliano Pisapia quando in campagna elettorale salì sul palco del Teatro Litta per ufficializzare la sua candidatura e per annunciare che nei suoi primi 100 giorni avrebbe rimesso a posto tutto ciò che negli anni precedenti era stato colpevolmente lasciato andare. Aveva detto che sarebbe ripartito dal Lorenteggio, dal Giambellino, da Niguarda, da via Uccelli di Nemi da Quarto Oggiaro. In verità aveva anche promesso un assessorato alle periferie che poi però non è mai arrivato.

E ora si ricomincia, con un po’ d’anticipo a dire il vero, ma un anno passa in fretta e quindi chi ha tempo non aspetti tempo. Lo spunto per riaprire l’antico dibattito sulle periferie dimenticate e bistrattate arriva dalla decisione di Car2go di aumentare le tariffe a chi parcheggia le sue auto nei quartieri più distanti dal centro.

Una scelta fastidiosa, va detto, che la dice lunga sul concetto di una città che dovrebbe essere sempre più metropolitana e che ha fatto infuriare molti a sinistra. A cominciare da Emanuele Fiano, deputato del Pd e in corsa per una possibile candidatura nel dopo Pisapia che accusa Car2go di aver infranto il patto implicito di «costo sociale» che la concessione comporta. Non è il solo a lamentarsi. A ruota segue l’assessore Pierfrancesco Maran a cui la «stangata» non va giù e parla addirittura di fiducia tradita. Ma, al là degli aspetti tecnici, delle clausole più o meno rispettate la realtà è quella di una città che fuori dalla Cerchia va a un’altra velocità. É quella di un’azienda privata che offre un servizio di car sharing è che è libera di scegliere se aumentare o scontare le tariffe, saranno poi i clienti a decidere se premiarla o meno. Il compito di un’amministrazione è invece quello di offrire alternative e servizi che non sempre ci sono soprattutto dopo una certa ora. Perchè, se uno può scegliere, sceglie la soluzione che gli conviene di più con buona pace degli aumenti.

E vale per tutto. Per i mezzi pubblici, per i parcheggi. E allora, così come ci si indigna per l’aumento delle tariffe del car sharing nelle periferie, ci si dovrebbe indignare per l’aumento dei parcheggi a pagamento in arrivo nei quartieri periferici. La denuncia arriva da Silvia Sardone, coordinatrice del Dipartimento Sicurezza e Periferie di Forza Italia: «Anche quest’anno – spiega – la giunta ha deciso l’aumento esponenziale delle strisce blu nelle periferie e saranno oltre 10.000 i posti auto a pagamento in più, con cui milanesi e pendolari dovranno confrontarsi al ritorno dalle ferie». É un balzello per il quale a sinistra non si lamenta nessuno e che andrà a rimpinguare le esangui casse comunali. Ma è anche un po’una filosofia. Funziona così. Ogni volta che ci si avvicina al voto per le periferie milanesi si progettano «ponti d’oro». Poi, quando va bene, arrivano solo un po’ di strisce blu.

Antonio Ruzzo (Il Giornale)

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