I ball de Fràa Giuli, pardon Renzi

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Milano 27 Agosto – Con l’espressione “i ball de Fràa Giuli” si indicano in milanese le balle di chi le spara grosse, un ballista insomma che ama le iperbole  e le frottole a buon mercato. D’accordo Renzi non è un frate e non è milanese, ma di balle ne ha raccontate tante e, dopo una doverosa settimana di silenzio per ferie, rientra in scena alla grande al Meeting, con la prospettiva di un presenzialismo massiccio che fa presumere un inizio di campagna elettorale.  E se a primavera Milano, Torino, Bologna, Napoli dovranno eleggere il nuovo Sindaco, Renzi è già in campo, per sottolineare che è il burattinaio d’Italia o, forse, per non essere preso in contropiede qualora ci fossero elezioni anticipate.  Elezioni che il PD, nonostante i dissensi e gli scontri, non vuole. Renzi, comunque, ha un’idea chiarissima in testa: sarà lui e soltanto lui a decidere quando e come.  E a tanta sicurezza corrispondono le sconclusionate, qualunquiste, banalizzanti dichiarazioni degli ultimi discorsi, pronunciate per blandire gli italiani illusi, per affermare un programma politico che è diventato stantio, lontanissimo dalla realtà. Sempre attento a sfoderare quel fascino dell’eloquio e della battuta che non incanta più “Dicono che se non c’è elezione diretta dei senatori è a rischio la democrazia. Ma non è che devi votare tante volte, quello è il Telegatto. Moltiplicando le poltrone si fanno contenti i politici, non gli elettori” Per uno che è diventato premier senza il voto popolare, ci sta. E sull’Europa “Ventotto Stati o sono troppi, o sono troppo pochi…i giovani non vedono la dimensione politica di questa Europa di tecnici che ci dà i voti.” E se vi sembra di essere all’asilo, è un’impressione comune. Le tasse? Promette un taglio equo, non perché “aumenta la popolarità del premier, ma perché aumenta il grado di libertà delle persone”. Una dichiarazione che fa sorridere, che rientra nella politica degli annunci a lui tanto cara. E allora campagna elettorale sia, tanto promettere non costa niente “Nel 2016 togliamo Tasi e Imu per tutti. Non è possibile continuare questo giochino. In Italia la tassazione è esagerata” viene da dire: grande intuizione davvero constatare che l’Italia è tartassata dal fisco. Ma un po’ di realismo non guasterebbe, perché con il taglio di Imu e Tasi che da sole valgono 5 miliardi di euro, il rischio di un’impennata del fisco locale diventa praticamente obbligatoria. Rimane, quella di Renzi, una boutade come tante altre.

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