Milano 29 Agosto – Continuano a fare progressi l’81enne lodigiano e l’86enne di Sant’Angelo colpiti dalla febbre del Nilo che sono stati ricoverati al reparto malattie infettive dell’ospedale santangiolino Delmati. Anche se prima di parlare di «guarigione» bisognerà aspettare almeno altre due settimane. Nel frattempo però permane un forte stato di preoccupazione da parte dei residenti del Lodigiano, dove si sta scatenando una vera zanzara-fobia, essendo questi insetti riconosciuti come i veri vettori di un male che, solo in casi assolutamente estremi, può portare anche alla morte. Per fare chiarezza una volta per tutte ed evitare forme di psicosi collettive tocca allora al primario del Delmati, Marco Tinelli, dare qualche risposta in più ai cittadini sui modi e tempi di sviluppo di questa West Nile Disease.
Dottore, il Lodigiano è considerata un’area a rischio?
«Non più degli altri territori della pianura Padana. Peculiarità di questa zona infatti è la presenza di diversi corsi d’acqua che, causa il forte caldo estivo, possono seccarsi e favorire la nascita di pozze d’acqua stagnanti: il terreno ideale per favorire lo sviluppo delle zanzare comuni».
Certo però che due casi così ravvicinati non possono rappresentare una pura coincidenza… Come difendersi allora?
«Sicuramente bisogna fare attenzione, forse una disinfestazione mirata nelle zone dove i due anziani sono stati contagiati non sarebbe una brutta idea. Il resto sono piccole accortezze quotidiane come cambiare l’acqua agli abbeveratoi per animali o svuotare i sottovasi sempre sui balconi».
Si dice che i più a rischio siano gli anziani, ma è davvero così?
«In larga parte. Questa malattia è più aggressiva laddove le difese immunitarie sono più basse e soprattutto se il fisico è già provato da altre patologie».
Ma questo non esclude i più giovani…
«No. A rischio ci potrebbero per esempio essere anche i malati di diabete, come pure chi è sottoposto a cure cortisoniche o alla chemioterapia, per leucemie o tumori».
I sintomi però sono molto blandi, come riconoscerli?
«Il periodo di incubazione del virus va mediamente dai 3 ai 12 giorni. Quando si presenta in forme gravi la febbre del Nilo porta a forti cefalee, rigidità del collo, momenti di scarsa lucidità e febbre alta, dai 38 ai 40 gradi. È in casi come questo che è meglio recarsi subito al pronto soccorso».
(Gabriele Gabbini – Il Giorno)
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