Milano 30 Agosto – L’Onorevole Gozi nei giorni scorsi ha ritirato fuori l’ormai leggendario mito dei 40 milioni di salvatori che dovrebbero venire qui dall’Africa per salvare il nostro welfare. Siccome questa sciocchezza rischia di sedimentarsi come certezza acquisita, va drasticamente ed al più presto smontata. Cominciamo dal principio. Il nostro welfare sta collassando. È un processo noto e risalente nel tempo. I paesi seri l’hanno affrontato tra gli anni 80 e 90. A trentanni dai primi interventi stiamo scoprendo che non è bastato. Bisogna tagliare ancora di più. La popolazione invecchia e diviene sterile. Gli anziani hanno accumulato diritti ai quali non vogliono rinunciare. I giovani non possono essere tagliati fuori, ma sono troppo pochi per poter avere i medesimi benefit. Quindi che fare? Da destra si suggerisce di aumentare la fertilità delle donne. Magari non in questi termini. Il concetto però non differisce poi di molto. La sinistra propone di importare giovani. Il liberale propone di smettere di giocare con la vita degli individui, ma siccome siamo una minoranza inascoltata, torniamo alle prime due visioni. La prima, quella di destra, fallisce per il semplice motivo che ancora lo stato non può entrare nel letto delle sue cittadine. E finché non ce la farà, il problema sisterà. Viene quasi da sperare che nessuno provi davvero a risolverlo, visti i termini della questione. Una sola precisazione: se più welfare equivalesse a più fertilità, i barconi nel Mediterraneo farebbero il viaggio contrario. Così, per dire. La richiesta della sinistra si scontra con un piccolo, ma particolarmente rilevante dettaglio: su che base si stanno facendo i conti?
La netta impressione è che si stia pensando a 40 milioni di lavoratori che arrivano qua, pagano le tasse qua e mantengono i pensionati qua. Quaranta milioni di single, con tutta evidenza. O con mogli lavoratrici. Scenari abbastanza credibili nell’immediato, visto quello che succede. Ma nel medio periodo, con i ricongiungimento familiare diventa tutto più aleatorio. In ogni caso, le esperienze di Francia ed Inghilterra ci insegnano che di solito l’immigrato è un percettore di welfare. E che, se l’integrazione non riesce, lo resterà a vita. Quindi non possiamo importarne solo 40 milioni. Ci vogliono le riserve. Quante? Nessuno ovviamente lo sa. Come nessuno si domanda mai se, per caso, i 40 milioni di giovani, forti e magari non proprio integrati sarà felice di pagare per i vecchi, fragili e rancorosi Europei. Io ho il sospetto che un altro 10% (conti a spanne, probabilmente la percentuale finale sarà molto più alta) di immigrati sbilancerà le dinamiche elettorali. Il resto è intuibile. E nonostante lo scenario abbastanza fosco che abbiamo davanti, non è ancora il problema più grave.
Il problema più grave è che la sinistra continua a parlare dei profughi come fossero bestiame. Li importa. Li rende produttivi. Ne sfrutta la fertilità. Li usa. Li moltiplica. A volte li lascia morire (a proposito qualcuno di voi si è mai domandato perché nelle traversate transatlantiche i morti fossero molti meno, nonostante la tecnologia più arretrata, le acque più tempestose, le distanze molto maggiori e i numeri comunque considerevoli? Avrà mica a che fare col fatto che, in assenza di soccorsi sperati e previsti, la gente si imbarcava solo se era certa che la nave fosse all’altezza della traversata?). A volte rimanda indietro gli esemplari troppo aggressivi. Non si riesce a spiegar loro che gli immigrati sono esseri umani. Che puoi accettare o rifiutare, ma non puoi selezionare in base alla mansuetudine. Gli Africani, dopo 150 dalla guerra di Secessione, bisogna ancora spiegarlo ai Democratici, sono esseri umani, non animali. Il giorno in cui Gozi e gli altri buonissimi lo capiranno sarà sempre troppo tardi.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,