Il pugno di Cameron all’Europa …e a Renzi

Approfondimenti Esteri

Milano 1 Settembre – Come spesso è accaduto nelle burrasche europee di portata storica, c’è nebbia sulla Manica, ed è il Continente ad essere isolato. Rattrappito nella sua capacità creativa, imprigionato nelle sue riunioni di gabinetto e nelle sue burocrazie, chiuso nel circolo perverso dell’accoglienza a priori e della suainsostenibilità a posteriori.

Il Regno Unito fa da sé, come sempre ha fatto nei momenti supremi (e con non scarsi risultati, fosse solo che oggi non parliamo tutti tedesco), senza isterismi folkloristici alla Orban, con la durezza della politica. L’immigrazione selvaggia è un fenomeno da gestire, laicamente, al riparo da qualunque dogma religioso, ivi compresa la religione xenofila e terzomondista che in Italia con Laura Boldrini s’è addirittura presa la terza carica dello Stato (già solo per questo, caro Pierluigi Bersani, a mai più), scena impensabile in Gran Bretagna. L’ha detto chiaramente, il ministro dell’Interno Theresa Maynel suo intervento sul Sunday Times: la crisi dell’accoglienza generata dalle ondate a ripetizione di immigrati extracomunitari clandestini è stata “esacerbata dal sistema europeo di assenza di frontiere“. Tradotto dal diplomatichese che condisce ogni buon intervento di ogni buon ministro: dalla totale incapacità dell’Italia, e del suo governo, di essere all’altezza del ruolo che la geografia le avrebbe assegnato, quella di prima porta dell’Europa. Del resto già Cameron, che come ogni buon premier ogni tanto non solo può, ma deve oltrepassare il diplomatichese, nei giorni caldi dello scontro con Parigi a proposito della tratta incontrollata di immigrati che quest’estate ha travolto ilPasso di Calais aveva detto: “Vogliamo vedere migranti meglio schedati ma francamente molto di questo bisogna che sia fatto in Italia, dove arrivano“. Francamente, è lapalissiano, ma qui solo all’idea di schedare in modo sistematico i clandestini che scendono dai barconi c’è tutta la Nazionale del Politicamente Corretto pronta a sollevarsi (dai loro attici e dalle loro spiagge esclusive, off course, siamo pur sempre il Paese in cui la rivoluzione è vissuta come un pranzo di gala). E allora, il Regno Unito fa da solo per, ricitando le parole di Cameron, “rompere il legame tra salire su una barca e stabilirsi in Europa“. È esattamente questo sciocco automatismo che va messo in discussione, velenoso e autolesionista come ogni astrazione, basti pensare alla pratica di infiltrare i barconi dei disperati con sicari della jihad globale, esplicitamente messa in atto dai gentiluomini del Califfato. E allora via libera a recinzioni robuste, compreso filo spinato, ai confini meridionali più esposti dell’isola. Via libera anche a una messa in discussione del grande tabù, il trattato di Schenghen, ormai anacronistico nella sua irremovibilità. Pensato per agevolare gli spostamenti europei in cerca di lavoro e di capitali, oggi secondo il governo di Sua Maestà è “responsabile della morte di centinaia di migranti che scappano dalla Siria per finire nelle grinfie dei trafficanti di esseri umani”. Pragmatismo anglosassone contro ideologia continentale, è anche qui che si gioca la partita. È anche per questo, che il governo Tory intende andare verso un’interpretazione di Schenghen che coniughi la libera circolazione come “libertà di movimento verso il lavoro“, non disponibilità nazionale all’invasione, anche rispetto all’immigrazione comunitaria. Si stabilisce nel Regno Unito chi ha la possibilità dimostrata di lavorare nel Regno Unito. Ovviamente dai piani bassi (Alfano) a quelli alti (Merkel), al di qua della Manica è tutto un inveire eurobuonista contro Londra. La quale invece, come già avvenuto per la minaccia del terrorismo e del fondamentalismo islamisti, si mostra l’unica capitale europea dotata di coscienza storica e di quella precipua abilità politica che è la capacità di incidere sull’esistente, e di non esserne schiavo.

Amano poco la schiavitù da quelle parti, tanto che dopo aver liberamente votato sulla permanenza della Scozia nel Regno Unito, prossimamente, forse già nel 2016, imbastiranno un referendum sulla possibilità di uscire dall’Unione Europea. Sarebbe il Brexit, molto più violento per l’Europa dello strombazzato e sempre rinviato Grexit, e peraltro è qualcosa che Cameron vorrebbe evitare, a patto di poter esercitare, thatcherianamente, la sovranità sul territorio della Corona. In ogni caso, a rimanere più isolato sarebbe, ancora una volta, il Continente.

Giovanni Sallusti (l’Intraprendente)

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