Milano 2 Settembre – A Roma, si sa, c’è Cinecittà, Negli Stati Uniti, vicino Los Angeles, c’è Hollywood, a Mumbay, India, c’è Bollywood. Ma non tutti sanno che nel mondo c’è un quarto polo cinematografico dove vengono prodotti cortometraggi che vengono inviati in tutto il mondo ed è Pallywood. Non si fanno film impegnati a Pallywood, né documentari, neanche telenovele ma solo ed esclusivamente filmettini che servono ad ingannare i media e la popolazione mondiale. Dove si trova Pallywood? Ma a Gaza e dintorni, ovvio!
L’ultimo filmettino da quattro soldi prodotto in questo pseudo polo cinematografico parla di un soldato israeliano mascherato che aggredisce un bambino palestinese residente in Cisgiordania, solo il coraggio degli amichetti del bambino insieme alle loro madri riesce a liberarlo dalle grinfie dell’orco sionista. Ma sarà andata veramente così? Vediamo di recensire il filmettino girato da un regista che ormai è abituato a prendere per i fondelli il sonnolento ed ingenuo pubblico occidentale: innanzi c’è da sapere che ogni venerdì pomeriggio, sempre dopo l’orario di preghiera islamica, a Nabi Salah gruppi di palestinesi iniziano a lanciare sassi della grandezza minima di un sampietrino, alla volta delle auto guidate da israeliani: ora se consideriamo il fatto che lanciare sassi contro le auto è un reato perseguibile penalmente anche in Italia, perché non lo dovrebbe essere anche in Israele? Ma andiamo avanti: nel bel mezzo del filmettino (chiamarlo film sarebbe un’offesa ai veri film) compare una ragazzina bionda, visetto angelico ma con un coraggio da leonessa. Signore e signori vi presento la Sherley Temple palestinese, ossia la signorina Al Tamini. Figlia maggiore dell’omonima famiglia, la Sherly Temple dei poveri è ormai una star presente in tutti i video in cui gruppi di donne e bambini ben addestrati provocano i militari israeliani, con lo scopo di screditare l’unica democrazia presente in Medio Oriente. Col supporto dei vari attivisti delle varie ONG operanti nell’area, si organizzano sassaiole contro i civili israeliani e provocazioni sperando nella violenta reazione di qualche soldato israeliano.
Ma torniamo al filettino: la famiglia Al Tamini, settimanalmente organizza, gira e produce (la Al Tamini production è totalmente a conduzione familiare) operazioni denigratorie contro Israele ogni settimana avvalendosi di numerosi attori in cui prevalgono donne e bambini, quest’ultimi addestrati anche ad uccidere, durante i campi estivi organizzati da Hamas in cui si insegna loro a sparare con armi da fuoco, a preparare cinture esplosive e inculcando nelle loro teste l’odio verso Israele e la grande voglia di immolarsi presso una fermata di un pullman a Tel Aviv piuttosto che in un centro commerciale. “La pace sarà possibile solo il giorno in cui i palestinesi ameranno i loro figli più di quanto odiano noi” disse Golda Meir ma a distanza di anni l’odio arabo verso Israele viene anteposto all’amore per i loro figli, e i campi estivi di Hamas lo dimostrano ma si sa: questi filmettini e quegli attentati fanno fruttare parecchi soldini ad Abu Mazen (l’angelo della pace secondo un ex cittadino argentino) e alla dirigenza di Hamas, soldini inviati dall’U.E. e che vengono puntualmente utilizzati per la costruzione di tunnel per trafficare armi o per nasconderle, per organizzare attentati o per acquistare armi e missili che serviranno per una nuova guerra contro Israele.
Andiamo avanti. Come già detto, ogni venerdì che D-O manda in terra, gruppi di palestinesi organizzano in Cisgiordania attentati contri le auto condotte da israeliani e contro i soldati dell’IDF ed insieme ai bambini palestinesi, a lanciar sassi contro le auto in marcia ci sono anche degli adulti che non sono manco autoctoni ma vengono dall’Italia, dalla Francia e da altre parti del mondo che i media definiscono “attivisti” o “difensori dei diritti umani”. Venerdì scorso tra questi attivisti c’era anche l’italiano Vittorio Fera, 31 anni (a quell’età si dovrebbe avere un pizzico di sale in zucca ma l’ideologia fa sempre danni) arrestato dalla polizia israeliana mentre era intento a lanciare sassi contro una pattuglia di militari dell’IDF. Appartenete all’International Solidarity Movement Italia (IMS), ”l’attivista” italiota è stato fermato e condotto nel carcere e processato durante la giornata di lunedì. Sentenza: libero su cauzione, pagata dai contribuenti europei ma questo non si dice.
L’IMS è un’associazione nata a Torino, con sede legale presso l’abitazione di uno dei suoi fondatori con lo scopo di difendere i diritti umani dei popoli oppressi ma dei curdi non gliene frega nulla, tantomeno degli sciiti siriani, di quelli iracheni, dei copti e dei cristiani in generale
Per l’IMS esiste solo il popolo palestinese, quell’etnia creata dagli arabi dopo la creazione dello Stato di Israele per evitare l’integrazione di quella parte di popolazione araba. Inoltre l’IMS si definisce antifascista nonostante appoggi apertamente una popolazione che fu alleata di ferro dei nazisti; si definisce antirazzista pur appoggiando l’idea della distruzione di Israele e della sua popolazione e si richiama agli ideali di non violenza della Resistenza: è risaputo che i partigiani hanno combattuto i nazisti raccontando loro barzellette, regalando ad Himmler mazzi di fiori e inviando barrette di cioccolato al latte al generale Karl Wolff con un bell’adesivo iridato e la scritta “Pace”. Ovviamente cosa fa e come agisce l’IMS in Cisgiordania certo i suoi dirigenti non ce lo diranno mai altrimenti niente più soldini e poi chi glielo dice alla famiglia Al Tamini che non ci sono i fondi per distribuire i suoi filmini?
Purtroppo la questione israelo-palestinese si basa sulla menzogna, sulla divulgazione di false notizie e solo dal punto di vista arabo ma analizzando bene la questione possiamo senza ombra di dubbio affermare che l’etnia palestinese è stata creata a tavolino per precisa scelta politica dai paesi arabi che hanno scelto di conferire loro il ruolo di riserva permanente di guerriglia antisionista. Il crimine più grave che sia stato compiuto finora contro i palestinesi è quello di averli illusi che sarebbero riusciti a conquistare una terra non loro ed averli incoraggiati in questi decenni a sacrificare collettivamente la propria esistenza ad una guerra infinita senza speranza alcuna di vittoria. Per loro mi sento di lanciare un appello: “Arrendetevi alla Pace!”
Invece agli attivisti, ed anche all’IMS che si batte per tutelare gli oppressi chiedo: anziché in Cisgiordania non potete aiutare quegli oppressi che si trovano anche in Italia? Sono pensionati che rovistano nei cassonetti, sono famiglie distrutte dalla crisi della vostra Europa, sono italiani che vivono nelle auto o a cui non verrà mai dato un appartamento nelle case popolari perché a darle a qualche clandestino fa più chic.
Ai futuri attivisti, infine, lancio un avviso: state attenti! Anche Arrigoni era un attivista, ed in nome della propaganda filo palestinese è stato sacrificato (leggasi ammazzato) dai suoi cari amici di Hamas. In bocca al lupo!
Impiegato presso una nota multinazionale americana, ha avuto varie esperienze di dirigenza sia in campo professionale che in campo politico.
Scrive per Milanopost ed altre testate, soffermandosi soprattutto su Israele, Medio Oriente, Africa sahariana e subsahariana. Giornalista Freelance scrive più per passione che per professione.