Serafica Kienge che difende il profugo assassino

Attualità

Milano 2 Settembre – Serafica Kienge che difende il profugo assassino. Perché non bisogna etnicizzare il reato e, per carità, non strumentilizziamo quanto è accaduto. Questa la preoccupazione dell’ex Ministro Pd. La coppia massacrata a Catania sembra solo l’occasione per ribadire ed evidenziare che non bisogna sdegnarsi se un ospite straniero commette un reato perché, spiega in un’intervista ad Affari Italiani, “Mi dispiace per le persone morte e anche per la famiglia, mi dispiace per quello che è successo, ma oggi se c’è un messaggio che noi politici dobbiamo far passare alla popolazione che ci ascolta è che il crimine non può essere etnicizzato. In questo momento è chiaro che la morte di due persone care è una brutta cosa e di fronte a questo fatto faccio le mie condoglianze alla famiglia delle vittima”. assassino CataniaSoprattutto occorre “far capire alla popolazione che ogni persona risponde delle sue responsabilità che non può essere generalizzata a una comunità o a una categoria di persone. Chiunque delinque deve rispondere davanti alla legge, che sia italiano o straniero. La responsabilità di un atto criminale riguarda la persona”.

Vietato, quindi generalizzare, vietato pensare che i tanti episodi criminali commessi da extracomunitari abbiano un denominatore comune di violenza. E se è vero che i delinquenti non hanno colore, il ripetersi da Nord a Sud di atti criminosi da parte di chi è ospite, a volte senza il diritto di essere accolto, suggerisce qualche pensiero “cattivo”.

“La popolazione ha bisogno di aiuto ma non servono messaggi che facciano capire che gli altri sono un pericolo. Dobbiamo invece passare messaggi che devono far capire che se riusciremo insieme, al di là del colore della pelle, a reagire come un tutt’uno per costruire una nuova comunità e mettere in concreto il concetto di accoglienza, ma anche di libera circolazione sul territorio, saremmo tutti più forti”. Una vera sorella gemella della Boldrini. Una vera lezione di buonismo. Forse che non sono sufficientemente coccolati e protetti dallo Stato italiano?

La risposta di Rosita Solano, figlia delle vittime, è lapidaria “È anche colpa dello Stato se i miei genitori sono stati uccisi perché permette a questi migranti di venire qui da noi e di fargli fare quello che vogliono, anche rapinare e uccidere”.

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