Milano 11 Settembre – Che Expo abbia dato nuovo slancio al BikeMi, aiutando il servizio a superare quota 40mila abbonati annuali e facendo segnare nuovi dati record per quel che riguarda i prelievi, è cosa che nessuno mette in dubbio. Ma di fronte alla prova su strada delle biciclette gialle, l’entusiasmo con cui pochi giorni fa l’assessore comunale alla Mobilità, Pierfrancesco Maran, salutava l’incremento del 31% dei prelievi nel mese di agosto, definendo il servizio «una risorsa fondamentale per la mobilità sostenibile di Milano» che può contare «su un mezzo veloce e sano per i propri spostamenti», suona quantomeno eccessivo.
Basta infatti un rapido test sul campo in sella a uno dei mezzi del bike sharing milanese per scoprire che affidabilità e confort non sono esattamente le sue doti migliori. Della ventina di biciclette che abbiamo testato nell’arco dell’ultima settimana, quelle che non hanno presentato alcun tipo di malfunzionamento, al netto dei freni che su tutte consentono solamente di rallentare la corsa ma non di arrestarla in caso di necessità, si contano sulle dita di una mano.
Almeno una su due ha presentato problemi alla trasmissione tali da dover riportare la bicicletta alla rastrelliera dalla quale era stata prelevata o, comunque, da liberarsene già alla rastrelliera successiva.
Come scrive l’autore del blog «90rpm», assiduo frequentatore del bike sharing milanese, «la trasmissione a cardano a tre marce (più affidabile della classica catena con pignoni) dovrebbe garantire elevatissimi standard di affidabilità», ma «purtroppo non è così».
Delle tre marce a disposizione di chi pedala, spesso una non si riesce a ingranare o comunque non a ingranare correttamente. E anche quando la marcia sembra inserita, in almeno il 50% delle biciclette testate la pedalata risultava interrotta a intervalli regolari da un rumore secco proveniente dalla trasmissione. Un «rumore talmente comune che è possibile riconoscere una bicicletta del BikeMi arrivare da lontano», sottolinea il blogger. «Prima senti il rumore, poi la vedi: come una Lamborghini».
Ma c’è di più. Se freni e trasmissione rappresentano le note più dolenti delle 3.650 biciclette tradizionali in forza al bike sharing milanese, in questi giorni di fine estate trovare un mezzo con le ruote perfettamente gonfie è un po’ come pescare un jolly da un mazzo di carte. E anche se le ruote sgonfie possono rendere più confortevole il passaggio sul pavé, di certo rendono ancora più pesante la pedalata su un mezzo che già, rispetto a una bicicletta tradizionale, richiede parecchio sforzo per percorrere più di tre o quattro chilometri di strada. Come se non bastasse, negli ultimi giorni alcuni stalli sono stati affetti da problemi di malfunzionamento. Tra questi quello in piazza Argentina, dove domenica pomeriggio non c’era modo di prelevare un mezzo nonostante la presenza di una decina di biciclette parcheggiate.
Che poi i problemi siano dovuti all’età delle biciclette, le prime delle quali sono entrate in servizio nel 2008, o a una manutenzione insufficiente, è difficile dirlo. Di certo, che non tutto funzioni come dovrebbe lo ammette anche Sergio Verrecchia, responsabile per Clear Channel dei servizi di bike sharing a Milano. «In effetti quello alla trasmissione è un problema noto», spiega, annunciando che «abbiamo già ordinato mille bici in sostituzione di quelle vecchie e tra quest’anno e l’anno prossimo rinnoveremo tutto il parco biciclette in servizio a Milano. Quanto alle gomme, anche se noi le gonfiamo ciclicamente, tra caldo e pavé non sempre hanno una tenuta completa».
Per mettere una toppa, dal primo settembre è stato attivato un servizio con due meccanici che intervengono sui problemi minori, come pedali malfunzionanti, gomme sgonfie e cambi da registrare direttamente nelle stazioni di noleggio, senza portare il mezzo in officina. Peccato che dalla scorsa primavera il vandalismo nei confronti delle due ruote e degli stalli sia letteralmente esploso, al punto che ogni giorno si contano in media tra le 100 e le 150 biciclette da riparare per danni piuttosto gravi. «Considerando sia il costo dei pezzi di ricambio sia il tempo per la riparazione, la grande stagione dei vandalismi iniziata in concomitanza con Expo ci costa circa 15mila euro al giorno», conferma Verrecchia. Nel semestre di Expo, insomma, si potrebbe arrivare a un passivo di 2,7 milioni. Ciò significa che i benefici in termini economici legati all’incremento degli abbonamenti e introiti pubblicitari, legati all’effetto Expo, è «di fatto annullato dai vandalismi», ammette il responsabile del servizio. Ciononostante, dopo anni di perdite, «nel 2016 dovremmo arrivare al pareggio di bilancio, come da programmi», assicura Verrecchia. Che sia l’occasione per garantire agli utenti mezzi più efficienti di quelli attuali?
Dino Bondavalli (Liberoquotidiano)
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