Milano 16 Settembre – Soddisfazione, ma anche quasi un rammarico per quei vincoli esterni che impediscono al Politecnico di Milano una vera e propria scalata alle classifiche delle migliori università nel mondo: è duplice la lettura che il rettore dell’ateneo milanese, Giovanni Azzone, fa dei risultati che hanno incoronato il Politecnico – seppure al 187/o posto generale – come primo ateneo italiano nell’annuale classifica ‘QS World University Rankings’.
“Sono soddisfatto dell’ottimo risultato ottenuto dal Politecnico a livello mondiale – commenta infatti Azzone -, segno dell’efficacia del nostro modello formativo e della qualità della ricerca”.
D’altronde, nella classifica che tiene in considerazione 3.539 università e ne valuta 891, l’ateneo di piazza Leonardo da Vinci è stato protagonista di una risalita che l’ha visto scalare oltre 40 posizioni nell’arco di dodici mesi: dal 229/o posto del 2014 è passato in un anno al 187/o. Così da laurearsi prima università italiana sia nella categoria generale (le altre seguono staccate di almeno una trentina di posizioni) sia nella sua area vocazionale, ‘Engineering & Technology’. In dettaglio, sempre per quanto riguarda la classifica mondiale, l’ateneo milanese passa dal 31/o posto al 24/o in ‘Engineering&Technology’, oltre a salire all’86/a posizione nelle Scienze Naturali (+37 rispetto al 2014) e alla 157/a nelle Scienze sociali & Management (+19).
E sarebbe potuta andare ancora meglio, sostiene il rettore. “Se potessimo allineare il nostro rapporto studenti/docenti con quello delle migliori università internazionali – spiega ancora Azzone – guadagneremmo automaticamente un centinaio di posizioni”. Purtroppo però “non possiamo reclutare nuovi docenti per i vincoli di legge e troviamo ingiusto ridurre il numero degli studenti dato che il Politecnico garantisce oggi alti tassi occupazionali”.
Dall’ateneo, inoltre, sottolineano come la scalata in classifica sia avvenuta “nonostante il Politecnico di Milano non sia di fatto presente in alcune aree disciplinari che ‘pesano’ sulla valutazione complessiva: ‘humanities’, scienze della vita e alcune discipline sociali come ad esempio giurisprudenza”. (Ansa)
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