Milano 17 Settembre -Arrivavano dall’Iran o dalla Corea del Nord le due banconote da 100 dollari che, attraverso chissà quanti passaggi, un 31enne italiano ha tentato di cambiare a uno sportello dell’aeroporto di Linate: l’uomo, di professione antiquario, è stato denunciato dai carabinieri per tentata spendita di banconote falsificate. Anche se in realtà i due biglietti non sono falsi: si tratta delle famigerate supernotes, uno stock di banconote al quale il Dipartimento del Tesoro Usa dà la caccia da oltre 30 anni, con alterne fortune.
La vicenda risale all epoca in cui in Iran regnava ancora Reza Pahlavi, Scià di Persia: per sostenere un governo amico, Washington aveva concesso a Teheran il privilegio di alcuni clichè e numeri di serie necessari a stampare dollari. Nel 1979 la rivoluzione khomeinista rovescia lo Scià, ma l’Iran ora acerrimo nemico degli Usa avrebbe continuato a stampare moneta americana, provocando pericolose distorsioni al valore del biglietto verde. Da qui la decisione della Casa Bianca di mettere fuori legge i dollari Made in Iran e sguinzagliare gli agenti del Tesoro in tutto il mondo per bloccare le banconote ormai invalide.
Con risvolti da spy story, come dimostra la vicenda delle supernotes riemerse all’inizio degli anni Duemila in Asia e riconducibili, sempre secondo gli americani, alla Corea del Nord. Come il regime di Pyongyang si sia procurato i clichè necessari a stampare i dollari fuorilegge rimane un mistero, forse attraverso lo zampino iraniano,forse per vie ancora più tortuose, ma di sicuro nel 2006 il Tesoro americano riesce a bloccare un conto milionario domiciliato in una banca di Macao, che secondo le accuse serviva ai nordcoreani proprio per riciclare i proventi dello spaccio delle supernotes. Molto probabilmente l’italiano deferito a Linate non aveva la minima idea della reale provenienza delle banconote che ha cambiato. Ma inavvertitamente è finito invischiato in un intrigo internazionale. (Repubblica)
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