Quel che resta dell’Orgoglio Azzurro

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Milano 28 Settembre – E’ appena finita la tre giorni sul Lago di Garda organizzata dalla Gelmini, che tradizionalmente dà l’inizio all’autunno di lavoro Azzurro. La location quest’anno era fortemente simbolica. Un bellissimo campo da golf, immerso nel verde di Desenzano, lontano dalla contestazione, lontano dal passato e lontano, lontanissimo dal paese reale. Però pieno di golfiste. La Kermesse ha consentito al partito di battere il celebre colpo. E di farci domandare tutti se dall’altra parte ci sia qualcuno ad ascoltare. In ogni caso ci sono state piccoli e grandi sorprese. Abbiamo visto Silvia Sardone introdurre il suo primo dibattito, su un tema non semplice come la crisi Mediorientale. A dimostrazione che nella nostra generazione non tutto è da buttare. Abbiamo visto Politici nazionali e locali sedere fianco a fianco. Abbiamo visto insomma il partito che pur indebolito non cede.

berlusconiPoi ieri è arrivato il Presidente. La prima mezz’ora del discorso è stato il riassunto del grande complotto e dei quattro colpi di stato. Il discorso lo sapete meglio di chi scrive, e di certo ci credete più di me, quindi ve lo lascio immaginare. Comunque il Presidente mi si mostra tonico anche nell’anabasi di un Repubblica che torna alle origini totalitarie. In bella forma. La seconda parte, però, ci ha ridato l’impressione di un combattente mordace che si rifiuta di cedere. Ha iniziato subito con l’affondo contro Salvini che, sì, parla alla testa ed al cuore, ma passa sempre dalla pancia. Non ha dato indicazioni sull’orifizio di partenza, ma noi qualche sospetto lo abbiamo. Poi ha fatto una descrizione della situazionee internazionale. Eviterò di tediarvi con il confine orientale. Di fatto ha però centrato un punto: l’unico vero leader in occidente è Putin. Sono certo che anche Chamberlain a Monaco abbia pensato la medesima cosa di Hitler. Sappiamo tutti come sia finita. Essere un leader non significa automaticamente essere una garanzia. Sul Medio Oriente ha auspicato una coalizione che vada da Washington a Pechino per sconfiggere l’Isis. Cosa che certamente aiuterebbe, anche se francamente mi sembra vagamente complesso. Va comunque detto che nel 2003 lui mise le basi di qualcosa del genere, e con un Presidente molto meno coinvolgente, come Bush.

Sull’economia assistiamo all’ennesimo “meno tasse, più servizi”. Non lo commenterò. Silvio sono i miei meravigliosi e stupidi vent’anni. Non lo voglio contaminare con grette considerazioni materialistiche, tipo che fornire più stato sociale all’Italia è come curare un cocainomane con le anfetamine. Lo voglio ricordare così. Un rivoluzionario liberale che, ogni tanto, pensa alle nostre mamme casalinghe e vuol portare loro un regalo. Tipo la pensione. Da dove venga, come l’abbia ottenuto e cose del genere non lo riguardano. Dai, fatemela passare questa.

In ultimo, per me l’immagine più significativa sarà quella del bastardino di una militante che, immalinconito dalla lontananza della sua padrona, si faceva accarezzare da chiunque, senza mai però dimenticare chi volesse davvero. E’ l’immagine perfetta del liberale che vuole Reagan  trova Gasparri. E’ l’immagine del primo autunno sul sogno Liberale.

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