Non solo Volkswagen, ma anche Deutsche Bank sospettata di manipolare i mercati

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Milano 1 Ottobre – Non c’è solo la Volkswagen. La rispettabilità tedesca nella conduzione degli affari sta, probabilmente, per ricevere un altro pugno in faccia: stavolta tocca a Deutsche Bank, accusata di aver manipolato il prezzo dell’oro e di altri metalli preziosi.

A far scattare le indagini, le Autorità di vigilanze elvetiche, che hanno acceso un riflettore su altre cinque banche, fra cui due colossi svizzeri come Ubs e Julius Bäer, britannici (Hsbc, Barclays), americani (Morgan Stanley) e perfino giapponesi (Mitsui). I risultati dell’inchiesta si conosceranno solo l’anno prossimo ma, già fin da ora, qualche considerazione si può fare; a cominciare dal fatto che, ormai, gli scandali che colpiscono il sistema tedesco stanno diventando veramente troppi, fino al punto che c’è da chiedersi come faranno ancora a Berlino a spacciare la loro supponenza come superiorità morale.

Il mito della perfezione è finito sotto le ruote della Volkswagen ed ora, a quanto pare, nelle attività collusive di Deutsche Bank, orgoglio della finanza di Francoforte.

Il fatto è tanto più grave perché c’è la recidiva. Appena due mesi fa è stato annunciato il ribaltone ed entrambi gli amministratori delegati Anshu Jain e Juergen Fitschen sono stati licenziati; uno con effetto immediato, l’altro lascerà il posto in primavera. Un tumultuoso abbandono dopo gli scandali costati alla Deutsche due maxi multe (una di 2,51 miliardi di dollari in Usa e di una di 344 milioni di dollari a Londra); per non parlare del coinvolgimento in una vicenda di denaro sporco da parte di alcuni clienti russi.

Adesso l’accusa di aver manipolato il prezzo dell’oro e di altri metalli preziosi. Né si può dire, come accaduto per Volkswagen, che si tratta del solito regolamento dei conti planetario fra Stati Uniti e Germania; un confronto iniziato un secolo fa e conclusosi sempre con la vittoria di Washington.

Questa volta le indagini sono in mano agli svizzeri che, comunque, per i tedeschi restano terroni. A questo punto, però, c’è una domanda su cui conviene riflettere: per quale ragione in tutti i grandi scandali mondiali c’è sempre in mezzo un’impresa tedesca? Perché la Germania ha una grande economia, è la prima riposta. O perché la loro arroganza (la stessa che vogliono imporre al resto d’Europa) li porta a considerarsi invincibili come Sigfrido? Ma soprattutto: siamo proprio sicuri di voler condividere il futuro con questi compagni di viaggio?

Blog Ernesto Preatoni

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