Milano 13 Ottobre – È quello di cui si è parlato a Roma per tre giorni, dal 2 al 4 ottobre, al convegno internazionale di oftalmolgia, organizzato dallaFondazione G.B. Bietti. Il presidente della Fondazione, il professor Mario Stirpe, racconta a Panorama le novità per prevenire e curare le malattie oculari.
Che cosa possiamo fare per preservare la nostra vista ed evitare problemi futuri o malattie legate agli occhi?
La prevenzione è un campo vastissimo di intervento. Quella primaria inizia dalla nascita: è uno sbaglio, per esempio, far nascere i bambini in casa, l’ospedale dà l’opportunità di esami e accertamenti sui neonati, anche per quanto riguarda la vista. La prevenzione secondaria è quella invece legata a malattie che oggi sono la causa maggiore di ipovisione o cecità nel mondo: come il glaucoma e la retinopatia diabetica.
In questo caso da dove passa la prevenzione?
Il glaucoma è insidioso. Quando si manifesta, la malattia ha eroso già gran parte del campo visivo. Se una persona ha familiarità per questa patologia deve sottoporsi ad esami frequenti. Dopo i 45 anni, conviene far controllare la pressione dell’occhio. La malattia se presa in tempo è più facilmente controllabile, la prevenzione è molto efficace.
E la retinopatia diabetica?
È considerata una malattia del benessere. Si distinguono due tipi di retinopatia diabetica, di tipo I e di tipo II. La prima colpisce generalmente soggetti molto giovani. Se non si interviene in tempo, le aeree ischemiche danno luogo a una neoproduzione di vasi che si accompagnano a tessuto fibroso, le membrane fibrovascolari; e queste provocano un grave distacco di retina. La proliferazione può essere prevenuta mediante un trattamento profilattico foto coagulativo. In caso contrario, e soprattutto se c’è stato un distacco di retina l’occhio, deve essere sottoposto a una chirurgia molto impegnativa.
Nel diabete del tipo II, invece, la complicazione più importante è la maculopatia edematosa. La terapia si avvale degli stessi preparati antiangiogenesi usati per la maculopatia dell’anziano.
Molti anziani soffrono anche di maculopatia…
La maculopatia dell’anziano, anche a causa dell’allungamento della vita, è diffusa. Si calcola che dopo i 70 anni il 30 per cento delle persone può essere colpito da maculopatia asciutta o essudativa. Oggi abbiamo però possiamo curarla con farmaci antiangiogenesi capaci di chiudere i vasi neoformazione che provocano il danno nella maculopatia essudativa. In questo modo si possono ottenere dei miglioramenti o perlomeno fermare la malattia nel momento in cui viene osservata. Nella forma di tipo asciutto sono oggi in corso filoni di ricerca promettenti.
E per la diagnosi, ci sono novità di rilievo?
Le tecnologie si basano su apparecchiature che permettono esami molto più raffinati di un tempo, per la diagnosi precoce. Per esempio c’è stato un perfezionamento nella tomografia retinica computerizzata, ossia l’analisi della retina nei diversi strati. Ma l’esame più nuovo è la l’ottica adattiva.
Che cos’ha di speciale?
È una tecnica non invasiva, in cui la Fondazione Bietti è all’avanguardia. La tecnica era stata introdotta negli Stati Uniti a scopo di difesa. Mostra in vivo le cellule della retina o della cornea come fossero al microscopio: un vantaggio enorme per la diagnosi perché ci permette di vedere più precocemente eventuali cellule malate. Nel caso della retinopatia diabetica, per esempio, in un diabetico che ancora vede bene e non ha sintomi può essere già rilevata un’iniziale patologia cellulare.
Al congresso avete parlato anche di terapia genica. A che punto è questa nuova prospettiva di cura?
È un tipo di terapia ancora sperimentale, ma rappresenta un capitolo importantissimo: potrà, in futuro, risolvere patologie oggi incurabili. Per ora il problema è legato all’utilizzo di un virus attenuato usato come vettore per trasportare le copie “sane” del gene che si vuole correggere. Sarà comunque una terapia utile per le patologie degenerative della macula, come la retinoschisi congenita la malattia di Stargardt e altre.
Nella terapia per le malattie oculari, si citano spesso anche le cellule staminali.
Si utilizzano soprattutto nei malati che hanno rigettato una cornea trapiantata. In questo caso si prelevano le staminali dallo stesso paziente e si impiantano ai margini della cornea, che viene così rigenerata.
Daniela Mattalia (Panorama)
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845