Milano 14 Ottobre – Di solito arrivano le volanti rosse dei centri sociali a fare caciara. Oppure sono gli assessori all’Incoltura delle giunte di sinistra. Povera Romina Power, questa non è l’Italia del qua qua, è quella della cultura buonista che mette il burqa ai film scomodi.
Esempio ne è l’opera cinematografica di Antonello Belluco, autore del film controcorrente “Il segreto d’Italia” (che sta volando nelle vendite di DVD grazie ai passaparola). Il film non piace alla vulgata resistenzialista. Una fatwa ordina e la Rai esegue: nonnò, non si può proiettare sule reti di stato. Succede nel piccolo mondo culturale italiano, anche se una delle interpreti è tale ROMINA POWER , che SALTA IL FOSSO della bonarietà poppettara e si da alla storia. Ma senza la consulenza di Paolo Mieli. La Romina nazionale ntrepreta nel film addirittura una anziana contadina, chiamata Italia, che rievoca una strage di partigiani rossi contro fascisti e cittadini qualunque. Inaudito!!!
Infoibatori rossi alla caccia di benestanti nel veneto cattolico contadino: politicamente scorretto il film, mica sono le ciacole dei fratelli Taviani. Spoliticatissimo e scorrettisimo infine il regista Belluco, reo di aver messo in scena una strage organizzata da partigiani invidiosi del lucro altrui. Ma come si permette, si deve insegnare che l’Agnese va a morire e che Dax vive, e lava più branco, direbbe la Boldrini. Come osa questo film a cantare stonato?
Crocefige. Ed è anatema per il regista, con fatwa antifascista antirazzista multiculturale compatibile con la Corrazzata Potemkin.
Risultato? Quando il film viene proiettato nei cinema, arriva la Volante Rossa e addio proiezione.
Strani giorni per il film “ Il segreto d’Italia”, interpretato da Romina Power che stanca di cantare “ felicità” immerge le mani nelle tragedie d’Italia, mai raccontate prima causa la cinquantennale censura comunista che tutto omologa e banalizza. Un film che mai né la Boldrini né Renzi né la Monica Maggioni vorranno mai farci vedere. Che il Corriere zerbino non inserirà mai e poi mai nei cellophanati gadget, per non parlare dell’islamica Repubblica .
Accontentiamoci pertanto di questa lettera di un anonimo spettatore che scrive sulla pagina su Facebook del regista, che sta accumulando migliaia di like.
“Buonasera, ho finalmente potuto vedere il suo film “Il segreto di Italia” purtroppo non al cinema ma solo acquistandone il dvd dalla casa produttrice. Volevo complimentarmi con lei, non solo per il coraggio dopo gli innumerevoli incidenti di percorso nella pre produzione, soprattutto per la direzione e la riuscita artistica del prodotto finale. Con un budget non certo infinito ed un cast di semi sconosciuti ( bravi!) è riuscito ad ottenere un film di ottima fattura e di certo godibile, anche per un grande pubblico di certo più vasto di quello che ha ottenuto fino ad ora. Rinnovo la mia profonda stima ed un incitamento a continuare con la determinazione avuta fino ad ora. Un sincero grazie ed alla prossima opera”
Il film si ispira a fatti realmente accaduti nella primavera del 1945, a guerra di fatto conclusa, a Codevigo, nel Padovano, dove il conflitto continua drammaticamente in altre forme. Le vicissitudini di una famiglia si inseriscono infatti in quello che è stato definito l’eccidio di Codevigo commesso dai partigiani comunisti, che si intreccia con la vicenda della giovane protagonista: Italia. La trama ha come protagonista Italia (Gloria Rizzato), una ragazzina quindicenne, e il suo amore per il giovane Fontana (Alberto Vetri), a cui è legata sentimentalmente ma che nutre un affetto profondo per un’altra donna, Ada (Maria Vittoria Casarotti Todeschini), una vedova fuggita da Fiume per trasferirsi a Codevigo e che ha subito il dramma della morte del giovane marito in guerra, un eroe dell’Aeronautica.
Il film si dispiega rappresentando la vita del piccolo paese i cui abitanti vivono nell’incoscienza della terribile situazione che li sta per sopraffare. Nel film veniamo a conoscenza degli avvenimenti grazie ai ricordi di Italia da adulta, interpretata da Romina Power, che tornata dall’America consegna senza filtri le conseguenze dell’arrivo improvviso a Codevigo, alla fine della guerra, della 28ª Brigata Garibaldi. I partigiani fanno scempio di ogni comune regola civile nonostante le iniziali rassicurazioni date agli abitanti della comunità. Violenze e omicidi, sopraffazioni. È la rappresentazione di quello che sarà ricordato come l’eccidio di Codevigo, nel quale i partigiani comunisti uccisero un centinaio di uomini riconducibili alla Guardia Nazionale Repubblicana e alle Brigate Nere. Non furono risparmiati numerosi civili.
Fra le microstorie che compongono il film è citato l’umiliante trattamento riservato a Corinna Doardo, costretta a sfilare con una corona di fiori in testa per le vie del paese dopo essere stata rasata per poi essere barbaramente uccisa e sfigurata.
Il film deve il suo successo al passaparola e alle proiezioni autogestite in alcuni cinema affittati per l’occasione. Come già avvenuto per il cantautore Simone Cristicchi e il suo Magazzino 18, racconto personale del dramma delle foibe, anche il film ha subìto diversi attacchi e censure, con l’Anpi in prima linea nell’opera di boicottaggio della pellicola. La reazione quasi naturale a tale fronte del pensiero unico e dell’intolleranza è stato l’annuncio di una futura collaborazione fra il regista Belluco e il cantautore.