Rischiano di saltare gli sgravi sulle pensioni. Ma ha davvero senso tassarle?

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Milano 17 Ottobre – Questo articolo ha due punti di vista separati, ma una comune premessa. Per semplicità di trattazione scriverò come se tutte le pensioni fossero realmente pagate per intero dal lavoratore. Cosa che in Italia non avviene pressoché mai. Consentitemi, vi prego, la semplificazione. Altrimenti non ne andiamo fuori. Bene, iniziamo.

Dal 2016 i pensionati potrebbero pagare lo stesso del 2015. il che non è una notizia. Lo diventa solo perché il venditore di Fontane di Trevi al Governo si era venduto lo sgravo come l’avesse già fatto. Quindi siamo al paradosso che smentire una cosa mai avvenuta sia una notizia. Ma va bene così. In realtà la cosa ridicola è un’altra. Ma per quale motivo i pensionati devono pagare le tasse? Voglio dire, dallo Stato, tramite l’Inps, prendono i soldi ed allo Stato, tramite l’Agenzia delle Entrate, pagano le tasse. Direi che non vi è caso più eclatante di partita di giro. Fargli pagare le tasse  è una inutile perdita di tempo collegata a quella assurda pretesa per cui ci devono essere ventimila scaglioni di reddito, quando la stragrande maggioranza delle pensioni sta sotto i duemila euro al mese. Davvero ha un senso andare a creare la spesa che implica la dichiarazione dei redditi, il suo controllo e i successivi accertamenti? Non sarebbe più onesto intellettualmente dare il netto al pensionato? O applicare una aliquota unica, con area di esenzione per le minime? La risposta, ovviamente è no, per tre motivi. Intanto la catena di riscossione dà lavoro ad un sacco di persone. Che nella perversa retorica Keynesiana portano ricchezza, dimenticandosi di dire che prima la sottraggono a chi legittimamente la produce. Il secondo è che per farlo andrebbe interconnessa la Pubblica Amministrazione. Il che è pura utopia. Il terzo problema è che i pensionati sono il bancomat del governo. Non vanno da nessuna parte, ne controlla direttamente i redditi e sono un ottimo argomento contro l’evasione. Chi ruberebbe mai la pensione alla nonnina? A parte il Governo, si intende.

Ma vorrei essere molto più radicale oggi. Ma, in linea generale, se la pensione fosse (e non lo è, ma assecondatemi) il frutto dei contributi messi da parte e restituiti con gli interessi, degli stipendi, che sono ipertassati, a che pro tassarle ancora? Quante volte dobbiamo pagare sulla stesa cifra? Fino a quando non ci avranno rapinato del tutto? Ed aspettate, il tutto con indicizzazioni inflazionistiche fatte ad occhio, o meglio a convenienza finanziaria dello Stato. Ricapitoliamo. Prima lo Stato tassa lo stipendio. Poi svaluta la moneta, per potermi pagare meno. Alla fine mi tassa il reddito della pensione. Nient’altro? Chenneso magari una bella rapina a mano armata, tanto per movimentare un po’ la mattinata! Ah sì, sopra una certa cifra la puoi ritirare solo se hai un conto. Che ovviamente viene tassato, come anche i soldi che ci vengono versati. Ed aspettate, perchè, a essere precisi, non puoi fare nulla con quei soldi senza pagare l’Iva.  Quindi, contando, direi che lo stato le pensioni le tassa cinque volte.

Ma noi stiamo qui a scannarci sulla no tax area, se si sposterà o meno di 250 euro. Ma andate a ciapà i ratt, va’ là.

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