Videoinchiesta di Claudio Bernieri
Musica di Luciano d’Addetta
Interviste di Gabriella Baio
Milano 20 Ottobre – La stampa amica del sindaco (Corriere e Repubblica) ha celebrato con immagini istituzionali (le mamme e le nonne e le bisnonne del Leoncavallo, le gloriose occupazioni, le polemiche, gli scontri, gli eroi Fausto e Iaio, etc.etc.) i 40anni del divertimificio alternativo di via Watteau. Ma i Soviet e i collettivi Lecchini Rossi dei giornalisti della stampa amica non hanno messo a fuoco il problema dal punto di vista economico: concerti, rassegne, bar, discoteca, ludoteca, restaurant, palestre, sala prove, piantagioni di marjuana: tutto alternativo, nel senso che tutto si è svolto per 40 anni senza insonorizzazione, senza bagni regolari, con una igiene precaria. Un business rigorosamente in nero, senza pagare la Siae, senza scontrini, senza fatture, senza 740, senza visite della Guardia di Finanza: alla fine l’evasione fiscale dell’imprenditore Daniele Farina e soci prolet, transfughi dal popolo della partita Iva, potrebbe ammontare a un tesoretto equosolidale, consapevole, anti omofobo, antifascista, antirazzista, multiculturale eccetera di alcuni milioni di euro. Un affare un po’ “gender” che ha fatto scuola: il “biznez” con la Cabassi spa è, o sarà, tutto nella cessione al Comune dello stabile fatiscente in cambio di succose aree edificabili. E, per controparte, la concessione da parte del Comune ai bulletti del Leoncavallo dello stabile, a canone calmierato. Una mediazione o una speculazione immobiliare che gratifichi l’immobiliarismo chic equosolidale compatibile con l’ambiente, ma a spese del contribuente? Un voto di scambio tra centri sociali e comune proletario, aperto ai “ggiovani” ora nonni? E magari in futuro la Leoncavallo Spa quotata in borsa, con un’Opa per la Scala ?
Gli stabili occupati trasformati in ludoteche in nero si sono intanto moltiplicati in città. I neo imprenditori punkabbestia e black blok della notte (Cantiere, Zam, Lambretta, via Conchetta, via dei Tranisiti, Macao), si aspettano un placet dal Comune simile a quello proposto ai cugini del Leonka e dell’imprenditore Farina, per far cassa. Un accordo tra progressisti militanti, scontrini pochi, Cabassi tanti. Ma bidonata l’amica immobiliare Cabassi, che si aspettava dopo pochi mesi uno straccio di contratto da parte di Pisapia per onorare i patti, ora i ricchi tycoon del Leonka Spa auspicano una nuova giunta di sinistra che regoli l’affare e sigilli i contratti, il tutto benedetto da don Gino Rigoldi, cappellano delle occupazioni. Ma cosa pensa la gente del famoso zoo di culto, cultura e svago? E’ soddisfatta del rumore notturno? E‘ piacevole vivere in una via dello sballo tra i balordi della notte? Siamo andati nel quartiere a chiederlo ai residenti. Perché sono le loro tasche che pagheranno in futuro l’accordo.