Tutto sul canone RAI in bolletta. Chi non paga rischia la galera

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Milano 23 Ottobre – Fino a 2 anni di galera per chi – pur di non pagare il canone Rai – attesterà il falso dichiarando (con un’autocertificazione) di non possedere tv o computer per vedere i programmi televisivi. Potrebbe essere questo il “trappolone” del governo per costringere quel 26/30% di italiani che non paga la tassa Rai a sborsare i 100 euro annuali.
L’operazione canone in bolletta non è ancora partita che già si va a sbattere contro l’ipotesi che i cittadini possano rifiutarsi di pagare la maggiorazione bimensile (di 16,66 euro), assicurando di non avere una tv, un pc o uno smart phone. Tralasciando il problema che i 160 operatori non riescono ancora a incrociare le informazioni per evitare doppie imposizioni, ricorsi e migrazioni di clienti infuriati.

L’introduzione del canone nella bolletta elettrica potrebbe far scattare, in alcuni casi, una doppia imposizione (casa al mare, in montagna, altre utenze elettriche, magari un magazzino o una stalla condonata). Quindi le varie bozze della legge di Stabilità (per il momento se ne contano 3 o 4), prevedono che il cittadino che dovesse notare in differenti bollette i famosi 16,66 euro di maggiorazione dovrebbe compilare un’autodichiarazione e comunicare al proprio gestore che “la tassa non è dovuta”. Tralasciando la scomodità di scomputare dall’eventuale secondo bollettino la doppia imposizione (che prevede la riscrittura del premarcato meno i 16,66 euro) e il costo della comunicazione raccomandata.

Per chi non ha una tv né nella seconda, né soprattutto nella casa di residenza, la modalità di comunicazione sarà sempre l’autocertificazione. Poi spetterà alle singole società elettriche girare all’Agenzia delle Entrate l’elenco dei clienti che non intendono pagare e le motivazioni (anche gli anziani oltre i 75 anni non pagano a patto che abbiano un reddito inferiore ai 6.713,98 euro l’anno). E qui scatta il rischio di vedersi comminare l’accusa di dichiarazione falsa o mendace. Il ministro per lo Sviluppo Economico, Federica Guidi, assicura che non cambierà nulla, ma non spiega nel dettaglio: «Manteniamo l’impianto sanzionatorio esistente», assicura, «tutto quello che è necessario per disciplinare il canone sarà disciplinato nel decreto attuativo della norma nella legge di Stabilità». Decreto attuativo che verrà scritto solo dopo l’approvazione della legge.

Spiega meglio il rischio di essere accusati di falso l’avvocato Massimo Cammarota del foro di Roma: «Il falso ideologico è previsto dagli articoli 48 e 480 del codice penale che individua l’errore determinato dall’altrui inganno, vale a dire la falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale. Oppure il falso per induzione, vale a dire l’atto compiuto dal pubblico ufficiale che riceve la dichiarazione mendace. E in questo caso le pene detentive vanno da un minimo di 3 mesi ad un massimo di 2 anni».
A dirla tutta si potrebbe anche scomodare l’articolo 483 cp, che però si occupa di falso in atto pubblico. «Ma l’autocertificazione», scandisce il legale, «non è un atto pubblico. Al massimo può essere falsità ideologica compiuta dal privato e in questo caso la pena massima è di 3 anni».

C’è da giurarci che saranno migliaia le autocertificazioni, anche perché: chi controllerà? E con quali strumenti? «Problematiche identiche connesse proprio all’autocertificazione», spiega Cammarota, «sorgono nelle vertenze da quando è stato introdotto il contributo unificato anche per le cause di lavoro pure per i lavoratori licenziati (contributo che varia in base al valore della causa). Anche in questo caso», conclude Cammarota, «il lavoratore può compilare un’autocertificazione in cui attesta che il reddito familiare è inferiore a 34mila euro. E così non paga. Questo perché nessuno verifica, e nessuno si preoccupa di tentare di istituire un sistema per la verifica».

Insomma, la minaccia di acciuffare gli evasori del canone e di sbatterli in galere c’è ma è spuntata. Tanto più che ieri sera, dall’ennesima bozza della legge di Stabilità, è stata cancellata pure la super sanzione pari a 5 volte il canone (500 euro). Tolta la sanzione monster sarebbe scomparsa pure la facoltà per il Tesoro di rivalersi sui gestori in caso di mancato pagamento: «In caso di morosità e inadempimento del pagamento del canone», spiega l’ultima versione, «il gestore del servizio di fornitura di energia elettrica non è tenuto all’anticipazione del pagamento».

Antonio Castro (Liberoquotidiano)

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