Milano 25 Ottobre – La legge non è uguale per tutti, ormai lo si sa. In Svezia come a Mondovì. La velina cattocomunista sta girando in Europa. “Se un profugo, un richiedente asilo, viene denunciato o addirittura arrestato mentre sta commettendo un reato non dovete raccontarlo a nessuno. Acqua in bocca…Misericordia” dice la calda raccomandazione garantista mandata recentemente a tutte le Questure d’Italia. L’obiettivo è peloso e irritante: “tutelare il migrante” .
Ed ecco un ventiseienne migrante politicamente corretto: è arrivato dal Gambia su un barcone ed ha chiesto lo status di rifugiato politico. Da alcuni mesi il povero profugo vive in uno dei più noti alberghi di Mondovì con vitto e alloggio pagati, naturalmente, più un bonus di qualche euro al giorno per le piccole spese quotidiane. Tutto come prevede la legge italiana. Gli spiccioli – hanno appurato i carabinieri- li spende con le escort.
Qualche giorno fa, le forze dell’ordine lo hanno beccato, in flagranza di reato mentre vendeva droga a dei ragazzi minorenni. Lo hanno arrestato con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti.
Arrestato, il guappo del Gambia dopo due giorni trascorsi nel carcere del Cerialdo di Cuneo, è di nuovo libero, ed è tornato tranquillamente nella sua stanza d’albergo a fornicare con le pupe a gettone.
“L’arresto – spiega il difensore d’ufficio, Laura Filippi di Mondovì – è stato convalidato. E non poteva essere altrimenti, visto che è stato preso in flagranza di reato, mentre vendeva cannabis a dei ragazzi minorenni. Ora ha l’obbligo di firma in caserma, in attesa che si svolga il processo in tribunale a Cuneo. Per lui l’accusa è di detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti”.
Ma il fatto non è stato comunicato agli organi di stampa, come invece viene fatto di solito, anche a distanza di poche ore, da chi procede all’operazione, carabinieri, polizia di Stato o Guardia di Finanza che sia.
Una notizia esplosiva che se trapelasse, indignerebbe non poco l’opinione pubblica.
Ecco dunque il bonus “Codice Penale”.
Chi delinque, se nero, può farla franca: se sei uno spacciatore ma hai chiesto lo status di rifugiato politico, sarai scarcerato e nessuno saprà mai che spacci.
Bocche cucite anche per l’arresto di alcuni giorni fa di un altro rifugiato, anche lui arrivato dopo una traversata in mare sul gommone di servizio con assistenza della Marina militare, preso a spacciare al parco della Montagnola di Cuneo. Il tipo, ventenne e politicamente corretto, è stato arrestato per detenzione ai fini di spaccio di stupefacente, nonché resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Ha incredibilmente gettato acqua sul fuoco il questore di Cuneo Giovanni Pepe’, che ha spiegato:
“Non esiste una norma scritta che imponga di non divulgare la notizia. Si tratta semplicemente di buon senso. Vengono cioè usate delle precauzioni in più nel caso in cui ad essere arrestato sia un rifugiato, solo perché rivelare il suo luogo di residenza, potrebbe mettere a repentaglio la sua incolumità e quella della sua famiglia. Sarà poi la Commissione territoriale che valuta le richieste a stabilire se il fatto di essere stato arrestato e magari poi condannato, puo’ determinare la non accettazione della richiesta. In questo caso, inoltre la notizia non è stata divulgata per motivi di indagini”.
Il buon senso del Questore però indigna.
Stessa situazione tragicomica a Ventimiglia: una volontaria chic alla “Milly Moratti da ggiovane “ del gruppo di spaccavetrine “ Senza frontiere”, un pool catto-anarchico insurrezionalista che “assiste” gli pseudo emigranti che avevano occupato da mesi gli scogli alla frontiera e che poi si erano sistemati sotto le tende in un parco della cittadina, è stata violentata da un suo assistito, un rude senegalese migrante. Silenzio di tomba nella associazione, per non irritare i bleck blok, la Boldrini, Alfano, don Sciortino e mons. Galantino. La radicaletta chic ha taciuto lo stupro, per non essere accusata di “razzismo”.
Il metodo della “legge che non è uguale per tutti” e del “sacrificio sessuale” sta tracimando così in Europa.
Il responsabile di un centro di accoglienza in Svezia ha scoperto recentemente uno stupro di un “migrante” nei confronti di un bambino e, in collaborazione con il Consiglio svedese per l’immigrazione, ha deciso di spostare l’uomo dalla sistemazione per ‘proteggerlo’ da eventuali ritorsioni.
Il Consiglio incredibilmente ha anche scelto di non contattare la polizia al fine di nascondere il crimine, per non ‘creare allarme nella opinione pubblica’.
A rompere le uova nel paniere, gli amici della madre del bimbo, che hanno contattato la polizia.
Ma quando si è presentata al centro di accoglienza, la polizia non ha più trovato l’uomo, trasferito in un altro luogo, e i dipendenti del centro di asilo si sono rifiutati di dire alla polizia dove era stato trasferito.
La polizia ha dovuto contattare un responsabile del Consiglio per l’immigrazione e obbligarlo a riferire la nuova ‘sistemazione’ del profugo.
Osceno il fatto. Ma gloria al meticciato. La rapina politicamente corretta, lo scippo equosolidale, il furto compatibile con l’ambiente, dopo i guai passati dal noto pensionato italiano che ha ucciso il ladro rumeno penetrato in casa, sono dietro l’angolo: se il rapinatore in banca sarà un rifugiato africano, balcanico o afgano, potrà non essere arrestato e godere dell’anonimato. A meno che il rifugiato che delinque non vorrà concorrere al Grande Fratello. Allora dovrà così confessare nella Casa, in prima serata, per arrivare in finale e alla vittoria, il suo misfatto. E magari poi finire come ospite al Festival di Sanremo, o deputato nelle liste del Pd.
A denunciare la difficoltà a redigere un mattinale o un comunicato stampa che deve necessariamente essere attento più alle parole usate che non ai fatti accaduti è Patrizia Bolognani, rappresentante sindacale del Coisp .”Lo spaccio di droga, le rapine ed i furti, ormai sono reati commessi per lo più da stranieri richiedenti asilo e la nostra criminalità organizzata è ben contenta di poter contare su questa bassa manovalanza. Tutto ciò, però, non risulta dalle statistiche, perché quando a delinquere è una persona che si trova in questo particolare “status”, previsto dalla nostra Costituzione e tutelato per legge, noi non possiamo dirlo. Rischiamo di essere tacciati di razzismo. Così dobbiamo arrenderci al politicamente corretto che piace tanto a questo governo ma falsa la realtà».
Assistente capo al reparto prevenzione del crimine della polizia di Padova, Bolognani si chiede ancora: ”Profugo? Non so se questa parola si può usare. Soprattutto sono vietate le parole rom e clandestini ma anche richiedente asilo, perché la vita dello straniero arrivato nel nostro Paese non può essere messa a rischio, svelando che è in Italia a spacciare droga. ».
Vediamo allora le istruzioni per l’uso, per chi esercita il mestiere di profugo-delinquente.
L’iter prevede una valutazione da parte della Commissione territoriale di competenza – e consente anche il ricorso al Tar in caso di diniego, con un allungamento esponenziale dei tempi – ed è talmente lungo che permette, a chi ha intenzione di vivere di espedienti, di organizzarsi come meglio crede. Se un profugo diviene spacciatore, dopo alcune ore dall’arresto e dalla sua convalida, è libero di spostarsi su tutto il territorio nazionale senza controlli, oppure di ritornare nell’albergo o nella cooperativa che lo accoglie a spese dello Stato. Perché vitto e alloggio, più paghetta settimanale, sono sempre garantiti. Sono ragazzi giovani, hanno sempre meno di trent’anni e provenienti per lo più da Nigeria, Gana e Gambia. Per loro lo spaccio è il modo più veloce per ottenere il denaro da spendere soprattutto in abbigliamento, oppure in bottiglie di vino e birra. Molti, infatti, sono alcolizzati e per questo, per procurarsi da bere, commettono furti e borseggi, oppure vengono fermati per molestie, per lo più nei confronti delle donne e spesso, in preda ai fumi dell’alcol, commettono danneggiamenti ed atti di vandalismo.
Oggi sono soprattutto i valichi montani le aree a forte rischio per la sicurezza pubblica. Di notte i cosidetti profughi attraversano a piedi le montagne di Tarvisio, Gorizia, Belluno, Udine, Trieste: tutte zone di frontiera che con l’applicazione del trattato di Schengen e la diminuzione dei controlli da parte delle forze dell’ordine, sono diventate tratte di passaggio incontrollato dei nuovi delinquenti a rischio zero.