Oms: wurstel, affettati e salsicce a rischio cancro come fumo e alcol

Scienza e Salute

Milano 27 Ottobre – L’abuso di carne lavorata (secca e in scatola, hot dog, prosciutto e salsicce) è una minaccia per la salute e un rischio cancerogeno simile a quello del fumo e dell’alcol. Lo ha stabilito l’International Agency for Research on Cancer (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in uno studio pubblicato su ‘Lancet Oncology’.

L’Iarc ha affidato a un gruppo di 22 esperti, provenienti da 10 paesi, il compito di esaminare la letteratura scientifica (800 ricerche) esistente sull’associazione tra il consumo di carne rossa, anche lavorata, e una dozzina di tumori. Ebbene, gli esperti hanno concluso che per ogni porzione di 50 grammi di carne lavorata consumati al giorno il rischio di cancro del colon-retto aumenta del 18%. Ma lo stesso legame è stato osservato con i tumori del pancreas e alla prostata.

Il gruppo di esperti ha inserito la carne lavorata nel ‘Gruppo 1’ delle sostanze cancerogene dell’Iarc, evidenziando che ci sono “sufficienti prove che l’elevato consumo di questo tipo di alimento può aumentare il rischio di cancro del colon-retto”. Mentre la carne rossa è stata inserita nel ‘Gruppo 2’, secondo gli esperti in questo caso il rischio “è probabile ma non certo perché ci sono prove limitate che il consumo di questo alimento possa provocare il cancro negli esseri umani”. Nel ‘Gruppo 1’ dell’Iarc sono raggruppate altre 113 sostanze che hanno dimostrato in studi scientifici la loro cancerogenità: ad esempio l’alcol, il fumo o l’arsenico. Ora anche la carne lavorata.

Il gruppo di lavoro dell’Iarc ha inserito nella definizione di ‘carni rosse’ manzo, vitello, maiale, agnello, montone, cavallo e capra. Mentre per ‘carni lavorate’, l’Iarc ha inteso quella trasformata attraverso la salatura, la stagionatura, la fermentazione, l’affumicamento o altri processi che ne aumentano il sapore o ne migliorano la conservazione. “Per una persona il rischio di sviluppare il cancro del colon-retto – ricorda Kurt Straif, capo dell’Iarc Monographs Programme – a causa del consumo di carne rimane basso, ma aumenta se si esagera con le quantità. In considerazione però del gran numero di persone che nel mondo mangiano giornalmente questo alimento, l’impatto globale sull’incidenza dei tumori è un fattore importante per la salute pubblica”. “I risultati del gruppo di lavoro – sottolinea Christopher Wild, direttore dell’Iarc – devono far riflettere sulla possibilità di rivedere le attuali raccomandazioni sui limiti all’assunzione di carne. Allo stesso tempo però questo alimento ha un alto valore nutrizionale. Quindi è essenziale che i governi e le agenzie regolatorie internazionali intervengano per bilanciare i rischi e i benefici del consumo di carne rossa e lavorata e forniscano le migliori raccomandazioni dietetiche alla popolazione”.

Una notizia che “non ci coglie impreparati”, commenta all’Adnkronos Salute l’oncologo Umberto Veronesi. Il lavoro “aggiunge un tassello in più nella ricerca delle cause del cancro. Da almeno 20 anni io per primo, ai congressi e agli incontri divulgativi, ripeto che ci sono indicazioni epidemiologiche di un legame tra consumo carni rosse e tumori del colon – sottolinea l’esperto – L’eziologia è fondamentale nella lotta a questa malattia: potremo dire di aver vinto il cancro non quando lo cureremo – avverte Veronesi – ma quando non ci ammaleremo più, cioè dopo aver trovato le cause e averle eliminate”. L’oncologo è “vegetariano da sempre, molto prima di essere medico e molto prima di essere oncologo, da quando cioè ho potuto scegliere la mia alimentazione. Non mangio gli animali – precisa – perché li amo e penso che i loro diritti di esseri viventi vadano rispettati, prima di tutto il loro diritto alla vita”.

A invocare “prudenza sulla lettura dei dati dell’Oms e sul rischio cancerogeno della carne rossa lavorata” è Carmine Pinto, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom): “Non deve passare il messaggio che mangiare insaccatti fa venire il cancro. Ma certo serve una dieta equilibrata e non mono-alimento. I dati su cui si basa la revisione dello Iarc fanno riferimento ai nitriti e nitrati presenti negli insaccati per conservarli – spiega – ma oggi questo tipo di conservanti è meno usato. Perciò non si devono lanciare allarmi ingiustificati”.

“Se tutti adottassero stili di vita sani, in primis la dieta mediterranea, avremmo un crollo dell’incidenza di malattie importanti come il diabete. La dieta mediterranea è corretta dal punto di vista dei nutrienti e prevede una piramide”, in cui viene inclusa anche la carne rossa, che va però “prediletta fresca”. Sulla questione interviene il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ospite a ‘Tagadà’ su La7. (Adnkronos)

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