Milano 2 Novembre – La grande festa di Expo è finita, facciamo un primo bilancio prima di vedere i conti. È stata una bella promozione per la nostra architettura, un festival dell’italian style, una corroborante conferma per le capacità delle nostre aziende e della leadership italiana nel settore alimentare.
Bello anche vedere frotte di piccoli che si porteranno dentro questa esperienza unica. E vedere 10.000 giovani che lavorano nei padiglioni con entusiasmo confrontandosi con tutto il mondo. Complimenti li meritano anche coloro che hanno garantito una inappuntabile pulizia (Amsa), efficienti trasporti (Atm e Fnm) e una sicurezza senza smagliature. Nel complesso una prova che la storica efficienza di Milano e della Lombardia resistono e si rinnovano e che l’Italia potrebbe e dovrebbe puntare molto di più sul turismo.
Ora che la missione è conclusa partirà lo sport nazionale preferito: prendersi i meriti. Allora mettiamo i puntini sulle i .
Expo nasce dalla idea che solo un grande evento può trasformare, con finanziamenti pubblici e privati, e rilanciare le metropoli moderne. Questa visione fu introdotta nel 2006 dal programma di Forza Italia con qualche merito del sottoscritto), e trovò nel Sindaco Moratti la sua autentica portabandiera. Contro di essa si scagliò tutta la sinistra anti qualcosa che alligna nel paese: No Tav, No Canal, No OGM , No Global etc.
Expo ha funzionato bene perché è stata affidata, nel 2009, a una società (guidata ottimamente da Sala) che operava con logiche, responsabilità e obiettivi da privato. Non è un caso che ciò che rimase nelle mani del Comune sia finito tutto in ritardo o con risultanti meno brillanti: metropolitane, svincoli, promozione della città. Qualche riflessione andrà pure fatta sul perché il sito Expo era così pulito e sicuro e le nostre città no.
Ciò che negli ultimi anni dovevano fare i governi locali e nazionali era soprattutto pianificare cosa accadrà dopo Expo sull’area. E qui siamo molto indietro, nonostante le decine di passerelle. Infine il totale nanismo in politica estera dell’ultimo governo ha impedito che Expo lasciasse anche qualche risultato in termini di impegni internzionali sul tema.
E allora godiamoci un successo di Milano e degli italiani tutti. Non mettiamoci cappelli politici sopra e lavoriamo, ora che abbiamo avuto una grande iniezione di fiducia, per dare un futuro a quei bimbi che felici e urlanti che visitavano Expo.
Fabrizio De Pasquale ha 60 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che la metropoli produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi abitanti.