Milano 6 Novembre – Il Salotto di Milano è di nuovo sotto i riflettori. Fessure, crepe, tasselli di mosaici che saltano. A distanza di quattro anni da un imponente restauro da quasi due milioni di euro. I tecnici del settore Lavori Pubblici del Comune conoscono ogni centimetro quadrato dell’immenso pavimento decorato. Monitorano le crepe. Le prime si manifestarono timidamente nella primavera 2012, all’indomani della chiusura del cantiere la cui accuratezza è peraltro testimoniata dai certificati di collaudo e dalla Soprintendenza. Si puntò il dito, allora, contro la neve e il freddo di quell’inverno. Si disse e scrisse che non c’era motivo di preoccupazione. Il fenomeno era noto: le fessure erano ricomparse «negli stessi punti di quelle pre-esistenti». Seguirono rilievi strumentali e termografici.
Ora altri stucchi usati per l’importante maquillage del 2011 sono saltati e altre crepe sottili ma estese sono comparse. La relazione definitiva degli uffici sullo stato di salute del pavimento arriverà a giorni. Non è escluso che, stavolta, la causa non sia imputabile agli sbalzi termici quanto piuttosto ai «movimenti di assestamento» del prezioso e fragile pavimento. Sotto il quale s’apre, infatti, un mondo fatto di cantine, spazi vuoti, seminterrati di quei negozi le cui vetrine s’affacciano nel Salotto buono. Molte le ipotesi fatte a caldo in queste ore, non ultima quella dell’eccessivo peso dell’impalcatura usata per il restauro delle pareti della Galleria. Ma Paolo Gasparoli che seguì il restauro dei 14 mila metri quadrati di superfici (tra superfici intonacate, superfici in cemento decorativo e superfici lapidee) dice: «Escludo che possa essere dipeso dagli spostamenti del ponteggio mobile. Ogni passaggio è stato monitorato proprio perché non si verificassero inconvenienti per il pavimento».
Dall’impresa che ripristinò il pavimento nel 2011 precisano, invece, che «l’opera fu consegnata al Demanio perfetta dopo collaudo» e aggiungono un dettaglio importante: l’area oggi vigilata speciale, dove saltano tesserine e stucchi, è quella dell’Ottagono, in cui si procedette con la sola levigatura, cioè non furono sostituite tesserine. Ieri i tecnici dell’impresa si sono recati in Galleria: «Dove si è intervenuto sostituendo i marmi rovinati dall’usura e dal tempo il pavimento è ancora perfetto», dicono. Sul tema, mercoledì, è intervenuta l’assessore ai Lavori Pubblici, Carmela Rozza: «Nell’Ottagono sono saltate le stuccature. Il restauro d’altronde ha seguito le indicazioni della Soprintendenza e non tutti i marmi rotti sono stati sostituiti a suo tempo. Abbiamo convocato Amsa, perché non solo il passeggio intenso dei turisti ma anche i mezzi usati per la pulizia potrebbero aver contribuito alla scarsa tenuta dei materiali. Dovremo pertanto cambiare modalità di manutenzione». Durante i lavori, nel 2011, furono eseguite stuccature per 3.400 metri quadrati. Mentre il restauro conservativo vero e proprio interessò solo 2.200 metri quadrati della pavimentazione. Furono sostituiti 450 metri quadri di parti lapidee in marmo e restaurati 258 rosoni ottagonali e circolari, sostituendo 1.178 parti trasparenti in plexiglass.
Una storia complicata quella del pavimento della Galleria, che nell’agosto 1943 aveva subito un bombardamento. Dopo la guerra il pavimento era stato rattoppato senza troppa cura. E solo nel 1967, per il centenario della galleria Vittorio Emanuele, furono eseguiti importanti lavori di rifacimento di tutto il pavimento. Poi erano seguiti piccoli interventi mirati, come quello nel 2003 per il rifacimento del toro nello stemma della città di Torino. Solo allora s’era cominciato a pensare ad un nuovo importante restauro. Arrivato otto anni dopo.
Paola D’Amico (Corriere)
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