Milano 6 Novembre – Ermes Mattielli è morto per un infarto all’Ospedale San Bortolo di Vicenza. Aveva 58 anni, era un imprenditore di Arsiero, era stato condannato a cinque anni e quattro mesi per aver ferito due ladri albanesi, dopo averli sorpresi a rubare nella sua azienda. Condannato anche ad un risarcimento di 120.000 euro.
Racconta il Giornale di Vicenza “I due ladri, che avevano già precedenti penali specifici e furono condannati per il tentato furto a 4 mesi ciascuno, si erano introdotti nel giugno del 2006 nell’azienda di Mattielli per rubare dei ferri vecchi. Insospettito dal rumore, l’imprenditore li ha sorpresi ad accatastare i cavi di rame già sottratti. Alla vista del proprietario i due nomadi avevano brandito delle spranghe, intimandogli di allontanarsi. Per tutta risposta l’imprenditore aveva impugnato la pistola e sparato 14 colpi ferendo i due ladri. Il giudice ha ritenuto di condannarlo perché non si sarebbe trovato in uno stato di pericolo tale da giustificare gli spari.”
La condanna a Mattielli gridava rabbia, indignazione, sopruso. Era un’ingiustizia di una Giustizia malata, prevaricatrice, al di là del buon senso. Non sono un giurista, ma chiedo quali elementi oltre l’aggressione, il furto, la minaccia fisica siano necessari per riconoscere il diritto sacrosanto di difendersi e di proteggere i propri beni?
Mattielli è morto anche di crepacuore, per lo stress, per la condanna, per la vita spezzata, per gli infiniti problemi economici derivanti dalla chiusura dell’attività.
Esiste un risarcimento per un uomo che muore anche per una giustizia incomprensibile al comune sentire?
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano