Sardone e Legramandi (FI): Le fiamme gli bruciano i piedi e Granelli scopre che Milano è insicura

Milano

Milano 6 Novembre – Dopo che a Bruzzano sono stati incendiati due esercizi commerciali – spiega Gabriele Legramandi, consigliere di zona 9 di Forza Italia – l’Assessore alla Sicurezza Marco Granelli ci ha fatto sapere a mezzo stampa che “non bisogna arrendersi alla criminalità organizzata”.  Peccato sia stato lui il primo ad alzare bandiera bianca, rifiutandosi per quattro anni di ammettere che a Milano esiste un problema di sicurezza. Non si contano le richieste d’installazione di apparati di videosorveglianza o di maggiori controlli in alcune zone sensibili respinte dal consiglio di zona 9, in ossequio alla sua visione idilliaca  della città.Jsmine-bruzzano-675

Oggi, probabilmente svegliato dalle fiamme che sono arse più volte a pochi passi da casa sua – attacca Legramandi – si sente incalzato da chissà quali organizzazioni criminali, mentre nel quartiere non sarebbero certo i primi atti di teppismo a opera di bulletti cui si è lasciato troppo la mano libera. La vigilanza contro la criminalità a Bruzzano deve essere sicuramente costante e concreta: è certo più comodo nascondersi dietro alla scusa di trame mafiose difficili da debellare, piuttosto che ammettere il proprio fallimento palesato per mano di quattro ragazzotti, che sarebbe stato facile bloccare per tempo invece di ostacolare ogni richiesta di maggiori controlli sul territorio.

Risulta incredibile – commenta Silvia Sardone, responsabile Sicurezza e Periferie di Forza Italia Lombardia – la denuncia di Granelli. Qualcuno ricordi all’assessore che la sicurezza è una sua delega. Se persino sotto la sua abitazione c’è un problema insicurezza e criminalità allora pare chiaro a tutti il suo fallimento. L’assessore dovrebbe ascoltare di più il territorio e fidarsi meno dell’ideologia di questa amministrazione secondo cui non c’è un disagio dei cittadini, supportato da numerosi fatti di cronaca, in merito a sicurezza e degrado. I cittadini, soprattutto nelle periferie, si aspettano più fatti e meno parole.

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