Milano 8 Novembre – Silvio Berlusconi ospite di Matteo Salvini non è la conclusione della parabola del Cavaliere, ma è la conferma del suo ruolo di protagonista principale del centrodestra italiano. È normale che a parlare di parabola conclusa del proprio avversario e modello di riferimento sia Matteo Renzi. Che ha tutto l’interesse a dimostrare di essere l’uomo senza alternative ed avversari sulla scena politica italiana. Dispiace (ma non stupisce) che un’analisi del genere venga espressa anche da Giuliano Ferrara. Ma entrambi hanno torto. Perché la presenza di Berlusconi alla manifestazione della Lega a Bologna e l’insistenza con cui Salvini ha chiesto che il Cavaliere non disertasse l’avvenimento dimostra in maniera inequivocabile che senza il leader di Forza Italia non è possibile dare vita ad uno schieramento di centrodestra in grado di costituire un’alternativa credibile al regime renzista.
Chi parla di un Berlusconi in disarmo destinato a salire sul Carroccio salviniano ha come obiettivo solo quello di sostenere e giustificare la tesi cara a Renzi della sua unicità nel panorama politico italiano. Una tesi che diventerà, attraverso lo slogan “non esiste alternativa al Premier”, il principale cavallo di battaglia dei renziani in tutte le prossime scadenze elettorali. Da quelle amministrative a quella del referendum sulla riforma costituzionale, destinata a diventare un referendum sulla persona del Premier. Ma il fatto che a Bologna si ritrovino sullo stesso palco Berlusconi, Salvini e Giorgia Meloni, cioè i rappresentanti delle principali forze del centrodestra, indica che il processo di aggregazione dell’area moderata è in atto e che alle prossime amministrative e nei successivi appuntamenti elettorali non si giocherà con lo schema dell’uomo solo e senza avversari, ma con quello di un ritrovato bipolarismo tra destra e sinistra in cui non ci sarà solo Renzi a chiedere agli italiani di non cedere alla forza antisistema di Grillo, ma anche un polo di moderati alternativo sia al caos grillino che al regime della sinistra autoritaria renziana.
Certo, il processo di riaggregazione del centrodestra è avviato ma non ancora concluso. Però l’avvio è di fatto avvenuto. E se ogni componente del futuro schieramento unitario conserverà la propria identità, la partita con Renzi potrà avvenire ad armi pari!
Arturo Diaconale (L’Opinione)
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