Milano 13 Novembre – Fuori da Gerusalemme brillano nella notte stelle feroci. Su un monte spoglio, calvo nella lingua del luogo, tre pali sono a vedetta della città. Un corpo giace in un sepolcro non suo, a qualche miglio di distanza. È rigido. È freddo. È morto. E l’unico resto che ci rimarrà è un suo negativo, impresso in un telo. La notte di cui parliamo si colloca in un arco temporale che va da trecento anni prima dell’anno zero a duecento anni dopo. In questo periodo si colloca anche un fatidico e probabilmente erratamente famoso 33 D.C.

L’approccio, come detto, è rivoluzionario. Non ci si impegna più a dimostrare la veridicità dei Vangeli. Qui si vuol studiare il caso di un delitto. Un uomo muore per cause sconosciute ed il corpo lascia una traccia sul telo in cui è avvolto. Nessun pregiudizio. Nessun testo religioso. Solo la scienza che abbiamo visto, resa alla portata del pubblico, nei telefilm, come CSI e Bones. È un viaggio affascinante. Quest’Uomo ha sofferto. È stato frustato. Dalla punta dei capelli fino ai talloni. Ha dovuto portare un peso sulle spalle per un lungo tragitto. Probabilmente il patibulum, il braccio trasversale usato nelle crocifissioni. Lo sforzo, il dolore. La corona di spine infissa nel cranio a forza. Ed alla fine i chiodi. Ed il buio.
Qui si ferma il libro. Oltre quel buio è compito del lettore collocare, eventualmente, qualcosa. Lo studio, gli studiosi, questo team di ricerca ai più alti livelli, ripone gli strumenti in valigia. Chiedendo, forse, tra le righe, con estrema laicità: ricordate che tutto questo è stato. Le torture. La morte. Il costato perforato. Ricordate che tutto questo è stato.

Giornalista pubblicista, opera da molti anni nel settore della compliance aziendale, del marketing e della comunicazione.