L’unica buona scuola è la scuola libera

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Milano 14 Novembre – E la scuola libera è esattamente quello contro cui stamattina manifestavano insegnanti e studenti. Come sempre, d’altronde. La scuola libera, invece, è l’obiettivo che si sono prefissi Rete Liberale e Nicoletta Di Giovanni con l’omonima pagina Facebook (https://www.facebook.com/Scuola-Libera-935924539789417/?fref=ts). In tutto questo l’unico intruso è anche quello che si sta prendendo tutta l’attenzione. Il PD. nicoletta di giovanniI problemi che i contestatori illuminano, sempre che problemi siano, si dividono in due categorie. Ideologia pura e semplice e critiche alla legge chiamata Buona Scuola. Delle seconde, mi perdonerete, ma qui non le tratterò. Credo siano più interessanti le radici profonde di queste contestazioni, invariate da un ventennio. Sembra impossibile, ma nei vent’anni passati ha governato chiunque e contro chiunque il mondo della Scuola ha manifestato. Il messaggio di base è sempre stato: più soldi alle pubbliche e più libertà nella loro gestione. Ad essere precisi, invero, il ragionamento è meno lineare. Il principio è questo: la scuola pubblica è la meno finanziata d’Europa. Ci vogliono più soldi. Abbiamo strutture vecchie ed insegnanti malpagati. Dobbiamo quindi puntare su una scuola migliore. Sì, poi cominci a scavare e le prime rogne vengono fuori. Prima di tutto bisogna pensare ai lavoratori. Ai precari. E sì, è vero che abbiamo il numero maggiore di insegnanti in Europa, e di personale in generale, ma dobbiamo sistemare chi aspetta da decenni. E mentre aspettava, magari, non ha insegnato. Poi si continua. La scuola non è un’impresa, non ci devono essere manager. Responsabili. Controlli. Nulla. Solo piogge di soldi (altrui), tolti ai concorrenti che magari capiscono l’aria e chiudono. In tutto questo la scuola pubblica deve essere perfettamente impermeabile a qualunque pressione esterna e deve diventare l’unico ente accreditato per formare il futuro di questo paese. Chissà che mai potrebbe andare male.

Se la storia ci ha insegnato qualcosa, direi tutto. In primis investirci non conviene. I soldi vengono mangiati dagli stipendi, non cambia nulla o quasi in concreto ed alla fine ti ritrovi alla prima casella. Ormai i genitori non attribuiscono più gran valore alla capacità formativa della struttura, puntando solo al pezzo di carta. L’unica cosa che produce questa scuola pubblica sono voti. Il resto è andato perso. A che serve, quindi, un’altra scuola? A consentire ai genitori di salvare il salvabile, cioè il futuro dei propri figli. La scuola libera, in sostanza, postula che lo Stato deve lasciare piena autonomia organizzativa alle scuole, lasciando aperte solo quelle con le iscrizioni. Magari aiutando i più poveri con borse di studio. Magari aiutando tutti con un buono. Vedete voi. Ma bisogna che siano i genitori a tenere in piedi la baracca. Con il loro consenso ed apporto. È interessante l’obiezione che viene mossa. Così terranno aperte solo le scuole migliori. Oppure, anche, così si creeranno scuole di serie A e serie B. mai notando il fatto che persino le scuole di serie B in un sistema libero sono più efficienti. Il problema prospettico, peraltro, è da trent’anni il medesimo.

Nel discorso di dimissioni di Margarete Thatcher un Labourista le rinfacciò che le sue riforme avevano divaricato la forbice sociale tra il 10% più ricco ed il 10% più povero. Esattamente la critica dei nostri sindacati. La Lady si alzò e disse che all’Onorevole Gentiluomo non interessava affatto che i poveri vivessero meglio. Anzi avrebbe preferito che i poveri fossero più poveri, purchè i ricchi fossero meno ricchi. Questa è la migliore risposta a chi si oppone ad una scuola libera. Non vi interessa avere scuole di Serie B sicure ed efficienti. Vi interessa solo che quelle di Serie A non esistano o siano indistinguibili dalle altre. Perché, dopotutto, ancora ed oggi come sempre, siete dei poveri comunisti.

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