Milano 19 Novembre – Nell’inchiesta della Procura di Milano sulla foreign fighter italiana Maria Giulia ‘Fatima’ Sergio “è emerso in modo chiaro il flusso continuativo e particolarmente consistente dei cosiddetti foreign fighters da numerosissimi Paesi e la capacità dell’organizzazione terroristica” Isis “di smistare i volontari qualunque fosse la provenienza”. Lo si legge negli atti dell’indagine a carico anche del padre Sergio Sergio, della sorella Marianna e altri 8.
L’inchiesta milanese, infatti, ha consentito non soltanto “di ricostruire la vicenda dell’allontanamento dal territorio dello Stato della cittadina italiana Maria Giulia Sergio, che ha raggiunto il territorio del cosiddetto stato islamico e ha aderito all’organizzazione terroristica, unitamente al marito Aldo Kobuzi (sposato in Italia proprio per consentire il viaggio in Siria)”. Gli inquirenti hanno ricostruito anche “la rete sovranazionale che organizza i trasferimenti dei cosiddetti foreign fighters verso il cosiddetto stato islamico e il loro arruolamento e addestramento militare”. Ed è emerso, dunque, scrivono i pm, “in modo chiaro il flusso continuativo” di combattenti e la capacità dell’Isis di “smistare i volontari”. Dalle telefonate intercettate, poi, è venuta a galla “l’effettiva operatività delle regole previste per raggiungere lo stato islamico già diffuse in rete tramite svariati ‘manuali'”.
Sono state anche “ricostruite le attività svolte sia all’interno dei territori occupati che in prospettiva di espansione territoriale”. Gli inquirenti hanno anche accertato “l’attività svolta dalle persone che hanno raggiunto il territorio del cosiddetto stato islamico per determinare ulteriori persone a raggiungere l’organizzazione terroristica”, oltre alla “attività di indottrinamento-proselitismo svolta in modo efficace attraverso la rete”. E in questo contesto è stata anche ricostruita “l’organizzazione della partenza dei componenti il nucleo familiare di Maria Giulia Sergio per far parte del cosiddetto stato islamico in relazione alla assoluta obbligatorietà della ‘jihra’ (emigrazione) e alle gravissime conseguenze per chi, pur potendo, non la pratica”. Nei giorni scorsi il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e il pm Paola Pirotta hanno chiesto il rinvio a giudizio per ‘Fatima’ e gli altri 10 indagati e il gup Donatella Banci Buonamici ha fissato l’udienza preliminare per il 21 dicembre prossimo. (Ansa)
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