Il canone Telepass Premium raddoppia

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Milano 23 Novembre – Telepass raddoppia il suo canone. E cerca di farlo nel modo più morbido: offrendo in cambio l’estensione del servizio di soccorso su tutta la rete stradale, non solo sulle autostrade. Nei giorni scorsi gli otto milioni e duecentomila abbonati hanno ricevuto la proposta di modifica unilaterale da parte dell’azienda.

L’opzione Premium passerà, il 1° gennaio 2016, dagli attuali 78 centesimi a 1,50 euro al mese per chi ha un contratto Family, Twin o Telepass con Viacard. I clienti hanno 60 giorni di tempo per recedere dal contratto dalla ricezione della lettera, altrimenti le modifiche verranno considerate approvate.

Un aumento netto, tanto da far valutare a Telepass un modo per evitare la perdita di vecchi abbonati: «Abbiamo deciso di far confluire l’opzione Premium in quella Extra – spiegano dall’azienda – e per premiare la fedeltà dei nostri clienti, per un anno pagheranno la stessa cifra. Alla fine del 2016 valuteranno se passare a Extra secondo il nuovo canone o “scendere” al canone del Telepass classico».

L’operazione, però, ha già creato i primi mal di pancia. Il problema è: può una società come Telepass, controllata per il 96,5% da Autostrade per l’Italia e unica azienda a offrire un telepedaggio sulle strade della sua capofila, dettare unilateralmente i suoi canoni? E il servizio offerto di estensione del soccorso è davvero così utile da giustificare un raddoppio della cifra considerando che ormai qualunque polizza assicurativa prevede un servizio di quel genere?

CONSUMATORI ALL’ATTACCO

La prima a scendere sul piede di guerra è stata Federconsumatori che ha annunciato un ricorso all’Antitrust: «Telepass è un operatore unico che, in posizione di netto e prevalente monopolio, decide di disdettare contratti in essere e aumentare a suo piacimento le tariffe. A nostro avviso rappresenta una grave violazione». Bruno Albertinelli, responsabile trasporti, anticipa: «Stiamo valutando con i nostri legali se i nuovi contratti sono in regola anche perché i clienti di Telepass di fatto saranno obbligati a recepire le modifiche in quanto privi della possibilità di rivolgersi ad altri che offrono prezzi o servizi migliori».

La questione, però, è delicata. Tanto che un’altra associazione di consumatori, il Codacons, è di diverso avviso: «Telepass è una società privata che non opera con canoni calmierati ed è dubbio che operi in regime di monopolio – spiega il presidente Carlo Rienzi -. Il servizio di soccorso esteso, poi, è di sicuro utile». Il Codacons nelle settimane scorse era stato chiamato da Telepass proprio a valutare se le clausole contenute nei nuovi contratti violavano il Codice del Consumo. L’associazione aveva espresso alcune considerazione, sembra recepite.

ANTITRUST E MONOPOLIO

È probabile che nei prossimi giorni la questione finisca sul tavolo dell’Antitrust. Non è la prima volta che il garante si occupa di Telepass, anche se pubblicamente non ha mai preso posizione sulla questione monopolio. Nel 2011 un carteggio interno agli uffici aveva valutato l’eventuale abuso di posizione dominante, decidendo alla fine di non avviare alcuna pratica. Basandosi su dati di bilancio del 2009, l’Antitrust aveva stabilito che: 1) Il canone non è tale da risultare particolarmente gravoso (tra i 14 e i 35 euro circa all’anno); 2) All’epoca una regolamentazione dei pedaggi non avrebbe comportato un’apprezzabile possibilità di migliorare le autostrade; 3) Per intervenire si sarebbe dovuto prima distinguere tra il mercato dei pedaggi pagati cash e quello di Telepass, valutando poi se la società abusava della sua posizione di predominio in quel particolare mercato. Per il Garante, il telepass non è un nuovo strumento di pagamento (poggia sempre su una carta di credito), quanto piuttosto un servizio aggiuntivo che l’azienda offre a pagamento per evitare le code (quattro secondi al casello contro una media di trenta): se lo vuoi, paghi. Altrimenti no. Nessuno te lo impone.

UN MONDO SENZA CASELLI

Tuttavia ora potrebbe essere necessario un approfondimento. Il telepass è un servizio offerto ai clienti, vero, ma è prezioso anche per la controllante Autostrade per l’Italia che, già nel 2011, a fronte di 7 milioni di abbonati dell’epoca, risparmiava il 13% delle ore di coda. Inoltre Atlantia, la holding del gruppo di cui fa parte Autostrade per l’Italia, ha recentemente vinto una gara internazionale in Francia che aveva come oggetto proprio il telepedaggio per i veicoli pesanti superiori a 3,5 tonnellate (appalto da 2 miliardi di euro). E una gara simile era già stata vinta in Austria. Il telepedaggio può ancora considerarsi un mercato che non può essere scisso da quello cash?

Altra curiosità: Atlantia si è imposta in Europa grazie a un sistema free flow, una specie di tutor satellitare che permette di rilevare il passaggio di un veicolo senza necessità di un casello fisico (sistema che potrebbe essere utilizzato in futuro anche per altre strade a pagamento come Brebemi e Pedemontana). Ma se gestiamo così bene questa tecnologia, per quale ragione in Italia i caselli autostradali si moltiplicano? Secondo i dati Aiscat negli ultimi 10 anni siamo passati da 461 a 510 stazioni di pagamento. In pratica una ogni 5,4 chilometri di nuove autostrade costruite. Le porte Telepass sono aumentate del 23,8%. Gli introiti delle concessionarie sono passati da 3,954 a 5,177 miliardi (+31%) a fronte di un calo costante nell’uso delle autostrade da parte degli italiani (10 milioni di km in meno percorsi rispetto al 2009). A questo punto la domanda è: un mondo senza caselli quanto sarebbe auspicabile per la società che controlla l’azienda che affitta il telepass agli italiani?

Raphael Zanotti (LaStampa)

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