Milano 25 Novembre – In un bell’articolo sul tempo il giornalista del Tempo Dimitri Buffa pare molto sconcertato. Non si capacita che Al Qaida e l’Isis abbiano rapporti glaciali. Di conflitto si direbbe. In un lavoro pieno di professionalità cita fonti e dati, ma proprio non si capacita di come si possano odiare questi due gruppi. Ah, poi ovviamente dà all’Occidente la colpa della cosa, almeno velatamente, con la questione Sciita. Mi permetto di dissentire con l’illustre autore e vorrei esporne il motivo.
Al Qaida è una organizzazione Islamica Salafita che ha degli obiettivi territoriali in varie regioni al Mondo e vede nell’Occidente il suo nemico naturale. Siamo il Grande Satana. Coloro che spargono corruzione sulla terra. Insomma, il bersaglio del loro odio, la ragione del loro Jihad. Sono un’organizzazione le cui rivendicazioni ci sono comprensibili. Sono, ovviamente, detestabili ed odiosi i modi in cui le attuano, ma al solo livello concettuale le possiamo comprendere. Per quindi anni ed anche più, forse persino per venti, sono stati i capofila del terrore. Anzi, a dover essere precisi, sono l’avanguardia del terrore moderno. Quello che colpisce ovunque e con qualsiasi mezzo. La cellula che non muore nemmeno se la estirpi. Perché, come l’Idra, per ogni testa che tagli ne spuntano due. La creatura di Bin Laden, per cui persino l’Isis prova rispetto. La creatura gestita oggi da Al Zawahiri, un uomo dal carisma incerto che non scalda i cuori. Insomma un glorioso (per loro, si intende) passato. Il problema parrebbe di facile risoluzione. Abbiamo un vecchio leone ed un giovan leone che lottano e si disputano il territorio, con il pretesto del rispetto dovuto o meno al gruppo degli Sciiti.
Tutto facile, vero? Mica tanto. L’Isis non è Al Qaida. Non gli interessa nulla di dove gli Usa abbiano le basi. Non gli interessa nemmeno di cosa rivendichi Boko Haram o di cosa vogliano le milizie Libiche. Anche l’Europa, fino a poche settimane fa era solo il loro terzo nemico. Perché, di fondo Al Baghdadi, non sta combattendo una guerra moderna contro nemici reali. Lui sta, con semplicità infinita, adempiendo alla profezia di Maometto. Per essere precisi, alla profezia che precede la Fine del Mondo. Voi capite che le premesse sono totalmente differenti. Talmente diverse che ci deve essere anche un vasto golfo di incomprensione da guadare. Il problema è che, per un Salafita, la lealtà al Califfo viene sempre e comunque prima di qualsiasi altra cosa. Per cui delle due l’una. O Al Qaida rompe il fronte Salafita e dichiara takfir, eretico, lo Sceicco o deve sottomettersi. Ad oggi non ha ancora deciso. E la sua posizione si aggrava di giorno in giorno. In realtà la melina è funzionale alla speranza del fallimento. È che tutti i suoi affiliati nel mondo, ormai hanno dichiarato fedeltà. Questo mette Al Zawahiri in una posizione molto delicata. Se vince la sua scommessa e l’Isis crolla, lui si riprende tutto. Se invece resistono lui è carne morta. Su questa lotta di potere incombe certamente la questione Sciita. Che Al Baghdadi vuole risolvere passando gli Sciiti a fil di spada. Il problema di Al qaida è che tutti i gruppi, o quasi, affiliati sono Sunniti. E non hanno grosse obiezioni. La solitudine del medico Egiziano sembra più forte che mai.
Come evolverà è difficile dirlo. Di certo l’Isis ha visto giorni migliori. Certo, se crollasse sarebbe un vantaggio per tutti. Calcolo che nemmeno ad Al Zawahiri deve essere sfuggito…
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,