Noi siamo la generazione Nassiriya

Approfondimenti

Milano 30 Novembre – Per Liberation, la presente è la generazione Bataclan. Per la la presente generazione, Liberation non dovrebbe allargarsi troppo. Sinceramente vostri, i giovani d’oggi. C’è nell’aria la tentazione di razionalizzare l’orrore, di creare categorie artefatte per fare un fronte comune. Per carità, l’orrore va combattuto senza inutili distinguo. Ma, onestamente, qui qualcosa va detta. Intanto una coincidenza curiosa, sento un sacco di persone non riconoscersi in questa definizione, di ogni parte e colore politico. Non è una cosa di tutti i giorni. Da Sinistra i dice che loro, beh loro come sempre, lo sapevano prima. Sapevano prima che se nel 2003 deponevamo Saddam, con assoluta ed immancabile precisione a Giugno (loro sapevano prima pure la data, ci mancherebbe) 2015 sarebbe sorto il Califfato. Loro, loro lo sapevano che se gli usa si immischiavano in Medio oriente ci sarebbero state le stragi. Quindi oggi non sono Bataclan perchè, loro, sì proprio loro, non si sorprendono. Non sono capaci di stupirsi. Loro, modestamente, le cose le sanno. Prima. Che ci volete fare, sono e restano poveri comunisti, anche di fronte ai morti. C’è comunque della grandezza nella coerenza. Non è comunque il mio caso. Non la coerenza, no. La preveggenza. Io nel 2003 non sapevo di Al Baghdadi. Sapevo delle armi chimiche. Che ci hanno messo undici anni, ma poi sono saltate fuori le aveva il compare Assad. Ovviamente nessuno dà risalto alla cosa. Ma le armi Assad le aveva ed il confine tra i due partiti Bahatisti era più virtuale che altro. Ma stiamo divagando. La mia generazione, dicevo, non ha la preveggenza. Ha visto crollare le due torri. Ha visto esplodere treni e metropolitane. Ha visto tre guerre. Ed alla fine, solo alla fine, ha visto Charlie Hebdo ed il Bataclan. E non ha mai smesso di stupirsi. Perchè quando smetti di stupirti ti sei arreso. Noi non smettiamo di stupirci, ad esempio, che qualche demente possa tirare gli oggetti votivi dei caduti nelle stragi di Parigi contro la polizia. Ma soprattutto, noi non cessiamo di stupirci che le cose non abbiano i propri nomi.

BataclanSì, siamo degli inguaribili romantici. Crediamo che le cose abbiano dei nomi e devono essere chiamate con quel nome. Proprio quello. Per questo, dovendo chiamare la nostra generazione, per me è e resterà la generazione Nassiriya. La generazione dei nostri ragazzi in uniforme, che portavano aiuti. Medicine. Pane. Aiuto. Falciati da un vigliacco. Uccisi da un estremista. Da un Islamico. Tanto per essere precisi. Non siamo i ragazzi del Bataclan. Falciati al buio, in un locale da ballo. No, noi siamo la generazione che ha reagito. Che si è presa una responsabilità collettiva. Che non ha tradito i propri morti. Che non chiede, non chiedeva e non chiederà mai più musica, più alta e più a lungo. Noi siamo quelli che hanno avuto il coraggio di chiedere il sangue dei terroristi, la testa dei tiranni e la libertà. Per tutti. Persino per i nostri nemici. Anche per chi ci odiava. Qualcuno dice che abbiamo armato la loro mano. No, noi abbiamo dato loro la libertà di armarsi. Perchè liberare solo i tuoi amici e chiedere catene più pesanti per tutti gli altri è cosa da comunisti. E noi, noi non siamo comunisti. Noi siamo i giovani che hanno visto i nostri fratelli in uniforme per un ideale. Un ideale che sentiamo il sacro dovere di difendere. Sempre in minoranza. Sempre dalla parte sbagliata. Mi correggo. Sempre ORGOGLIOSAMENTE dalla parte sbagliata.

Un’ultima nota. Io non posso dimenticare e non dimenticherò, e con me migliaia di altri, Fabrizio Quattrocchi. Che ha lottato fino all’ultimo istante di vita. Per mostrare al mondo, un mondo che ci vede ancora come pizza, pasta e mandolino che di fronte alla violenza, alla tirannia ed alla disumanità. Che di fronte al terrore. Quando gli altri supplicano, scappano ed implorano. Gli Italiani sanno ancora come morire. Mentre i nostri ragazzi in uniforme hanno mostrato come sappiamo combattere. Ed i nostri governanti, in quella occasione, come sappiamo schierarci. Rischiare. E non mollare gli alleati. Ricordatevelo, quando vedete le nostre truppe a centinaia di km dai teatri di guerra. Ricordatevelo quando vi dicono che i vostri modelli devono unire e non dividere. Ricordatelo quando spengono i presepi e silenziano i canti di Natale. Ricordatelo. Perchè glielo dovete. Siete, anche voi, come me e come ogni giovane Italiano, la generazione Nassiriya.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.