Peppone, Pisapia e il “dialogo interculturale”

Le storie di Nene Milano

Milano 3 Dicembre – Si diceva presepio, là nella terra di Peppone e Don Camillo. Una terra che conosceva il bianco e il rosso, i cattolici e i comunisti, i fedeli e i senza Dio. Sempre in guerra, perché il temperamento sanguigno connotava i caratteri, perché l’orgoglio d’appartenenza determinava la ragione, perché l’ironia, alla fine, era un bicchiere di vino e anche tolleranza. E amarcord il Natale del ’52, in un piccolo paese della bassa padana, un migliaio di anime sparse nelle cascine a faticare, l’angoscia negli occhi e nel cuore, dopo la tragica e devastante alluvione del Po. Perché la violenza dell’acqua aveva divorato case e bestiame e la speranza era la voglia di riscatto nelle mani ruvide di terra e nella volontà di ricostruire. Ma quel Natale doveva essere speciale, dare fiducia, dare un senso alle parole “ricominciamo insieme”. E il Don Camillo del paese propose un presepio vivente nella piazza e una gara tra i presepi allestiti nelle case, con ricchi premi: salumi, giocattoli, ciambelle, bambole di pezza fatte dai bambini a scuola, arance. Ma come far digerire al Peppone di turno un presepio davanti al circolo comunista? Gli ambasciatori dell’idea furono le donne, soprattutto la moglie che, così raccontavano le voci popolari, al limite dell’esasperazione urlò “ Se tu sei un mangiapreti, io no. Se tu non capisci che il presepio rappresenta il Natale, non capisci niente. Se tu non capisci che la gente ha bisogno del presepio per sentirsi una comunità, soprattutto adesso, non puoi fare il Sindaco.” E il presepio fu allestito e nella notte di Natale cantarono insieme rossi e bianchi, atei e fedeli, in un dialogo “interculturale” che era affermazione di una tradizione comune. Con la semplicità dei buoni sentimenti, con la speranza dopo tanto dolore.

Per Pisapia niente presepe in Comune, via la mostra dei presepi da piazza Duomo, concerti jazz per l’Avvento, la parola Natale bandita dalle feste nella ricorrenza. Un Natale senza tradizioni, senza Dio, senza buon senso. Eppure Milano è una delle diocesi più devote, eppure il simbolo della città è la Madonna, eppure il cristianesimo è la cifra della nostra storia. Ma il mangiapreti Peppone aveva cuore e saggezza. E Pisapia?

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