Milano 6 Dicembre – E stavolta, mi raccomando, cattive ragazze! Il femminismo trova una nuova dimensione qui in Italia. Non vi emozionate, è sempre un sottoprodotto del dibattito Usa. Come sempre in anticipo e con migliori argomenti di quello nostrano. Stavolta, però, ci sono diversi elementi di novità. In primis il nemico. Ufficialmente è quella pratica odiosa dell’utero in affitto. Ovvero la pratica di far condurre la gravidanza ad una donna e poi acquistarne il figlio. Scusate un piccolo inciso. No, non è una prestazione d’opera. Si compra proprio il bambino. Tant’è che tutte le contese più famose, come nel caso del piccolo Gammy, il diritto applicato è quello della compravendita. In ogni caso ed ad ogni buon conto, si usa, letteralmente, il corpo della donna. Questo non era passato inosservato alle femministe Usa. Notoriamente molto meno ideologiche di quelle nostrane, le quali avevano lanciato la battaglia. Incuranti della principale lobby che sostiene questo fenomeno. Quella gay. E così, cari amici miei, è partita una crociata mai vista. Femministe contro gay. Una nota. Ovviamente le lesbiche sono esentate. Loro possono comprare il materiale genetico e sfornare il bambino da sole. Il fatto che anche questo sia un turpe mercimonio non tocca nessuno, ed anche noi non ne parleremo. Solo che, a differenza degli altri, restiamo lo stesso molto perplessi. Ma torniamo a noi. In Usa se le danno di santa ragione da qualche tempo, noi abbiamo dovuto aspettare le Senonoraquando ed il loro appello per rendere il fenomeno illegale ovunque. Solo che il timing non è stato dei più felici, questo mese si dovrebbe discutere la legge sulle coppie di fatto. E la cosa è spinosa, perchè c’è un piccolo problema chiamato stepchild adoption. Ce l’avevano gabellata come l’adozione del figlio del coniuge, in realtà era là a bella posta per consentire ai gay di potersi comprare i figli. Come Elton John. Ecco, qualcuno lo aveva detto ma non se lo era filato nessuno. Oggi a certificarlo è Scalfarotto con la usuale pacatezza. Ma non è il solo che non si aspettasse una coltellata da sinistra.
Il problema, più o meno, è il seguente. Se si accetta di stralciare un’opzione come la stepchild adoption, la corda della comunità lgbt più intollerante si spezzerà. Già Scalfarotto non è visto benissimo da quelle parti, troppe promesse non mantenute, se non passa manco questa diventa un dramma. Già. Ma un dramma per chi? Repubblica si perita di dirci che i bambini nati dall’utero in affitto sono pochissimi. Come faccia a saperlo è un mistero, visto che, essendo la pratica illegale, è piuttosto improbabile che i genitori ci tengano ad urlarlo ai quattro venti. In ogni caso l’alternativa, per due uomini, è che uno dei due sia eterosessuale ed abbia un figlio. Oppure che conoscano una donna generosissima che abbia fatto tutto senza alcun compenso economico. Penso sia chiaro a tutti il problema. Ovviamente il grosso problema è proprio poter accedere a queste finte adozioni nei paesi dove le donne si vendono.
L’assurdo di tutto questo è l’improvviso imbarazzo delle femministe. Esaurito il coraggio leonino, che è durato ben sei secondi, sono iniziate le retromarce, i distinguo. Le prese di distanza. D’altronde, che vi aspettavate? Queste sono le Senonoraquando non le Senonnoichi. Per averle entrambe nello stesso pacchetto ci vorrebbe chi ha coniato entrambi i motti. La Lady di Ferro. Lei no, lei non tornava indietro.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,