Milano 7 Dicembre – Parlando di Ambrogio, si possono elencare molte qualità. Servirebbero a spiegare i tanti casi del suo successo, prima come funzionario imperiale, poi come uomo di Chiesa, pastore d’anime, punto di riferimento dell’intera società milanese del IV secolo dopo Cristo, segnata da profondi contrasti interni, sia fuori che dentro la realtà ecclesiastica. Potrebbe restare però un semplice elenco, pur significativo, se non vi si compisse lo sforzo di giungere alle radici essenziali dell’opera e del pensiero ambrosiano, che si sostanzia, in fondo, di cultura, cioè di un insieme di informazioni raccolte con meticolosa opera di approfondimento e di selezione, e di intelligenza, cioè di capacità di cogliere la realtà dei problemi e delle situazioni e di individuarne le possibili soluzioni. Pochi uomini, nella storia del mondo occidentale, possono vantare una sintesi quasi assoluta di queste due dimensioni dell’essere. Ambrogio fu uno di questi. Il valore della produzione innodica di Ambrogio si motiva per ragioni intrinseche, ma si amplia ed assume contorno di maggior respiro quando quella stessa opera venga messa in relazione alla complessità dei problemi del momento e alle preoccupazioni che animarono il vescovo milanese stimolandone l’opera creativa. Gli Inni, infatti, rappresentano un esempio mirabile di cultura e di sensibilità, oltre che di intelligenza del presente. Ambrogio non creò l’innodia, che era già molto praticata nella Chiesa Orientale, ma ne trasse spunto, non solo sul piano formale, vitalizzandone lo spirito mediante una sensibilità poetica degna di essere ricordata sia nella storia letteraria e musicale che in quella pedagogica e pastorale. Essendo molte le piste analitiche possibili in tema di innodia ambrosiana, si accennerà qui soltanto ad alcune possibili sottolineature, privilengiadone alcune rispetto ad altre per ragioni soggettive e, insieme, lasciando che nel loro emergere esse evidenzino problemi e necessità ancora attuali ai tempi nostri. Intanto, una definizione. L’Inno ambrosiano è una composizione poetica, intonata in musica, di carattere strofico senza ritornello. Si compone di strofe in dimetro giambico acatalettico ad otto sillabe in otto strofe di quattro versi ciascuna, cui si adatta sempre una stessa melodia: si tratta quindi di una struttura testuale abbastanza semplice e flessibile, molto vicina alla sensibilità popolare, cui infatti si rivolge con particolare attenzione. Le strofe venivano intonate a cori alterni. Ben presto gli inni ambrosiani si diffusero, facilmente e velocemente anche fuori dalla ristretta cerchiua dell’ambiente milanese, diventando uno degli elementi caratteristici della liturgia milanese e, in breve tempo, della stessa innodia cristiana occidentale. La Chiesa romana, infatti, oltre a non accogliere l’innovazione ambrosiana (Roma fu l’unico ambiente cristiano a non adottare la nuova composizione nata in seno alla Chiesa milanese), 2 non adottò forme testuale non biblico soltanto molti secoli più tardi. Alcuni studiosi hanno letto la stessa forma testuale-musicale dei corali protestanti come una derivazione dell’inno ambrosiano. Secondo il parere di molti studiosi Ambrogio compose tredici inni, di cui si dà, di seguito, l’elenco. – Aeterna Christi munera – Splendor paternæ gloriæ – Illuminans altissimus – Sommo refectis artubus – Consors paterni luminis – Hic est dies verus Dei – Vicot, Nabor, Felix – Apostolorum supparem – Grates tibi, Iesu, novas – O lux, beata Trinitas – Amore Christi nobilis – Agnes beatæ virginis – Apostolorum passio Vi è però certezza di attribuzione soltanto per quattro di essi. Sono: uno per la preghiera del mattino (Aeterne rerum conditor); uno, di carattere contemplativo, dedicato alla Crocifissione di Gesù (Iam surgit hora tertia); uno per il Natale (Intende qui regis Israel); ed uno per la preghiera della sera (Deus creator omnium). Il loro contenuto è di carattere teologico, filtrato però da un linguaggio poetico fortemente evocativo e che non manca mai di richiamare aspetti e momenti significativamente belli della vita della natura e della quotidianità. Le origini dell’inno ambrosiano sono ricordate da Sant’Agostino nelle Confessioni [Libro IX, cap. 7]. (wwwinterporebelli.it)
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