Milano 15 Dicembre – Il cioccolatino da gustare dopo cena leggendo un libro sul divano, uno snack mentre navighiamo su internet prima di dormire. A volte pare che tutta la golosità di cui siamo capaci si concentri quando sta per arrivare la notte. Ora una ricerca pubblicata su Brain Imaging and Behavior spiega che cosa succede nel nostro cervello alla sera, quando ci troviamo di fronte uno spuntino goloso: stando ai dati raccolti su alcuni volontari la tendenza a mangiucchiare a tarda sera dipenderebbe, almeno in parte, da una diversa reazione cerebrale agli stimoli alimentari nelle varie ore del giorno.
Ciò che si mangia la sera è meno gratificante
Per arrivare a queste conclusioni gli autori hanno presentato ai partecipanti allo studio 360 immagini di cibi a basso contenuto calorico (come frutta, verdura, pesce) o iperenergetici (dalle caramelle ai cibi da fast food, dai gelati ai dolci) in due momenti della giornata: al mattino e dopo cena; i test sono stati svolti mentre i soggetti erano sottoposti a una risonanza magnetica funzionale per valutare quali aree cerebrali si attivassero nelle diverse situazioni. I risultati hanno sorpreso non poco i neuroscienziati: «Ci aspettavamo che di fronte al cibo il cervello si “accendesse” maggiormente quando fuori è buio, perché la maggioranza delle persone tende a mangiare di più nella seconda parte della giornata e di notte – osserva il coordinatore dello studio, Travis Masterson dellaBrigham Young University nello Utah –. Invece accade l’opposto: le immagini di cibo, soprattutto ipercalorico, generano picchi di risposta cerebrale inferiori dopo cena rispetto al mattino, come se passata una certa ora non si riuscisse più a trarre godimento dal nutrirsi. Ciò che si mangia alla sera, in altre parole, sarebbe meno gratificante: la conseguenza paradossale è però che si tende a introdurne di più per averne sufficiente soddisfazione».
Morale: se al mattino un cioccolatino può bastare per tirarsi su, dopo cena ne servono un paio per avere lo stesso effetto “antidepressivo”, da cui la tendenza di molti ad aprire il frigo di notte, con effetti più che deleteri su dieta e salute. «Il nostro orologio biologico prevede il riposo, con il buio – spiega Roberto Manfredini, cronobiologo dell’università di Ferrara –. Le cellule, ad esempio, sono programmate per utilizzare meno energia: se mangiamo di notte il loro metabolismo cambia e tendono ad accumulare grassi, così chi ha l’abitudine a spuntini notturni a parità di calorie ingerite ingrassa di più ed è pure più a rischio di diabete. Accade per esempio a chi fa turni notturni di lavoro perché è quasi inevitabile mangiucchiare qualcosa se si deve stare svegli la notte: così i turnisti hanno una maggiore probabilità di sovrappeso e malattie metaboliche».
Bisogno ancestrale di accumulare per il giorno dopo
Questa «organizzazione» dell’orologio biologico che ci fa immagazzinare maggiormente le calorie assunte quando è l’ora di andare a dormire, stando a uno studio pubblicato su Obesity, dipende dal fatto che questo orologio si è evoluto in tempi in cui non era certo che il mattino dopo si sarebbe trovato qualcosa da mangiare. Lo stesso meccanismo ancestrale ci spingerebbe alla sera a cercare cibi molto calorici, come i dolci, che durante il riposo notturno vengono accumulati come riserva energetica. Cervello e metabolismo quindi reagiscono diversamente al cibo nei vari momenti della giornata: le calorie introdotte quando è già buio non vengono consumate, la tolleranza al glucosio cambia, la sazietà e il senso di gratificazione sono inferiori e tutto rema nella direzione dell’accumulo di energia. «La tendenza ad andare a letto tardi peggiora le cose – sottolinea Steven Shea, responsabile dello studio –. Stare alzati in un momento in cui si ha più desiderio di cibo calorico aumenta la probabilità di mangiucchiarne immagazzinando troppa energia. In più si dorme meno, un altro fattore associato all’incremento di peso». (Corriere Salute)
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