La Sindrome Cinese riguarda tutti noi

Approfondimenti

Milano 6 Gennaio – Quando sentite parlare dei crolli delle Borse, probabilmente, siete convinti che la cosa non vi riguardi. Non avete del tutto torto, ovviamente. Ma in gran parte avete torto. Solo, non fate troppo affidamento su quello che vi raccontano i Tg. Non si bruciano i soldi. Delle due l’una, o si spostano o non ci sono mai realmente stati. I prezzi dipendono da quello che qualcuno è disposto a pagare per qualcosa. Il guadagno è quello che viene effettivamente pagato per averlo. Le quotazioni hanno a che fare con la prima cosa. I bilanci con la seconda. In Borsa, negli ultimi 30 anni, abbiamo assistito ad una stampa di denaro senza precedenti nella storia, il che ha gonfiato i prezzi. I prezzi non sono il valore di un oggetto e non sono nemmeno indicativi dei bilanci di un’impresa. Possono essere influenzati dall’intervento dello Stato. Il valore no. I bilanci solo in apparenza. Perchè questa introduzione? Per cercare di non farci fregare da chi dice che il -7% delle Borse Cinesi dipenda da qualche insondabile male del Mercato. Col cavolo, dipende dal grande Satana. Lo Stato. Scusate un brevissimo excursus. In Estate, purtroppo, il grande miracolo Cinese ha dovuto fare i conti con la realtà. La realtà era che i numeri dell’economia declinavano. La realtà è che non si può avere tutto. O controlli il tuo popolo come un bureau di tiranni o hai il libero mercato. Detto tutto questo, quando il sistema bancario ombra, non ufficiale, pieno di soldi ha incontrato il mercato Cinese ufficiale, opaco e selvaggio si è creata una tempesta. Per calmarla il governo ha buttato nel calderone acqua fredda, sotto forma di soldi pubblici. Ha inoltre rinforzato i bordi impedendo ai grandi investitori di vendere azioni. Questo divieto, però, non è permanente, ovviamente. Arrivati alla naturale scadenza, improvvisamente la tempesta è esplosa nuovamente in tutta la sua grandiosità. Per calmarla hanno dovuto versarci altri soldi. E rinforzare ancora i bordi del calderone. Ovviamente i problemi sono esattamente tutti dove li avevano lasciati prima. Il primo di questi riguarda le manifatture. In contrazione ed ormai in crisi. E qui entriamo in campo noi. Noi, quelli che facevano una volta oggetti di grande qualità a prezzi contenuti. Noi, che la Cina l’abbiamo sofferta. Noi, sempre che la decrescita, felice o meno non ci uccida.

Il modello Cinese aveva ed ha un enorme limite. All’aumentare dei salari, la qualità non aumenta. Diventa semplicemente un lavoro più caro. Più difficile da gestire. Più facilmente esportabile. Sia nel Sud Est Asiatico, se quello che cerco è un lavoro fatto con la stessa qualità ma a minor prezzo. Sia farlo tornare a casa se preferisco pagare di più, ma voglio qualità alta. Ovviamente dovrebbe esserci una casa dove tornare e noi stiamo cercando, con impegno e alacrità, di bruciare e demolire la nostra. Abbiamo una magistratura con un potere abnorme e totalmente fuori controllo. Un sistema economico strangolato dalle tasse. Eccetera. Ci siamo capiti. Quindi sì, la campana sta suonando su qualcuno. Quel qualcuno non siamo noi. Se sapremo ridurre la dipendenza dal mercato di lusso. Dal mercato turistico. Dall’agroalimentare. Insomma, se smetteremo di cercare con determinazione di diventare un paese del terzo mondo.

Ovviamente c’è anche la possibilità di continuare come stiamo facendo. Solo che, bisogna saperlo, delle conseguenze ci saranno. Il cetriolo biologico non può tenere a galla il paese. Può solo peggiorare la situazione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.