A che gioco sta giocando Banca d’Italia?

Approfondimenti

Milano 10 Gennaio – In anteprima sul Corriere è uscito il dossier completo sulle responsabilità di Banca Etruria. Tutta l’attenzione è stata attratta dal ruolo di papà Boschi ovviamente. Ma chi scrive ha notato un piccolo dettaglio, che a mio avviso apre un intero microcosmo di domande scomode sull’attività di sorveglianza della Banca d’Italia. E, di riflesso, sulla solidità dell’intero sottobosco del credito nel quale si sono rifugiati i risparmiatori, i piccoli investitori ed una serie di predatori a caccia dei primi due. Dunque la frase è la seguente:

 “Tra i principali addebiti al presidente e ai due vice c’è poi il mancato rispetto della delibera sulla riduzione degli emolumenti, ma pure la scelta di non proporre ai soci “l’unica offerta giuridicamente rilevante presentata dalla Popolare di Vicenza di un euro per azione, estesa al 90 per cento del pacchetto azionario”

Un passo indietro. Banca Popolare di Vicenza non è fallita, ma ci è andata vicina. Molto vicina. Ci sono state decine di manifestazioni contro il management. Il valore delle azioni è crollate e molte di quelle azioni erano state piazzate in contropartita di mutui, in una terra imprenditoriale in cui la stretta sul credito ha creato danni enormi. Quindi Banca Popolare di Vicenza nel 2014 non se la passava propriamente benissimo. Il management di Banca Etruria decide di omettere di comunicare l’offerta di acquisto delle azioni. A posteriori e sapendo in che acque navigasse non pare un torto così grave. Allora, di cosa, esattamente si accusa il CdA, o meglio il Presidente ed i due vice Presidenti? Qui dobbiamo distinguere due piani: formalmente sono certo che i rilievi siano fondati. Poi si vedrà come risponderanno gli interessati, ma l’offerta andava passata. Ma c’è un altro piano, quello dell’indicibile. E parte da una domanda non banale: cosa sapeva, realmente, Bankitalia di quel che stava succedendo nel sistema Bancario profondo?

Qui, a mio avviso, esistono due possibili chiavi interpretative: o sapeva molto poco, quasi nulla, o sapeva la maggior parte di quel che stava succedendo. Nel primo caso, siamo di fronte ad un caso di totale incompetenza, che si reitera nel non accorgersi che la decisione della dirigenza di Banca Etruria, ossia non prendere sul serio l’offerta di una Banca che stava messa altrettanto male, o quasi. Se invece pensiamo che Banca d’Italia sapesse, allora si può pensare che sia in atto un piano di contenimento dei danni che si compone di due elementi: riconoscimento degli esemplari malati del branco, fusione con esemplari più sani dove possibile e dove impossibile, abbattimento del malato, tramite dissociazione tra banca fallita e nuova banca ricapitalizzata dallo Stato. In questo contesto la colpa di Boschi e degli altri sarebbe stato cambiare categoria di banca, da fusibile ad abbattenda, contro il parere del manovratore. Il perchè avrebbero preso questa decisione è chiaro: avere più tempo per distribuire danaro ad amici ed amici di amici. Oltre che farsi pagare lauti stipendi.

Ma se questa seconda interpretazione fosse vera, qui si crea un grande problema di trasparenza. Chi altro c’è in questa lista? Chi si fonderà e chi sarà mandato a farsi fondere, con l’esempio Boschi per i renitenti? Ma più grave ancora: chi saranno i prossimi ad essere abbattuti? Ah, le nuove banche, quelle attive per intenderci, quelle con i soldi, poi si vendono. Quindi vanno a farsi fondere anche loro, sempre con i vostri soldi si intende. No, perchè saperlo potrebbe evitare qualche operazione in danno di pensionati ed altri investitori non particolarmente scafati. Detto in altri termini: che ci stai nascondendo Visco? Qual è, se c’è, il piano per uscire da questa situazione?

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